Attentati, violenze, retorica

Ancora un pò di giorni costretto a casa, guardo la tv in maniera piuttosto pigra, Pigramente non posso non soffermarmi sulle news che arrivano dagli States a cinquanta giorni da uno dei voti più incerto degli ultimi anni. Dopo il primo confronto diretto fra i due candidati Harris e Trump sulla campagna elettorale rimane un clima di tensione, figlio certamente delle strategie dei due protagonisti.
Candidati che non si sono risparmiati nulla, dalle accuse più fantasiose (orecchini che in realtà sarebbero auricolari, cani e gatti cibo per immigrati) ad attacchi personali su campagna elettorale e preferenze politiche.
Parole che già in passato hanno dimostrato quanto sia debole l'elettore americano, quanto sia influenzabile.
Facilmente suggestionabile soprattutto come dimostra l'attentato sventato dai servizi di sicurezza dell'ex presidente Trump mentre giocava a golf in Florida. Per il tycoon è il secondo attentato dopo quello di luglio in Pennsylvania. Almeno questa volta non sono stati esplosi colpi di fucile o pistola e l'evento si è chiuso con spavento, un arresto e nessun ferito o vittima.
A poco più di cinquanta giorni dal voto si fatica a capire quale sarà il risultato, soprattutto quanto peseranno sul voto gli ultimi sviluppi di una campagna elettorale controversa e globale per il peso che l'elezione potrà avere o non avere sui destini di altri paesi nel mondo a partire da quelli impegnati in uno dei conflitti in corso.
Dai fattacci osservo che si passa ai fatti, alle parole se non quasi parolacce, alle accuse belle e buone verso la rivale più cha altro come se uno sparo facesse parte di una strategia elettorale controversa.
Osservo quasi sbigottito come si sta evolvendo questa faccenda, immaginando come l'FBI stia intervenendo, quanto di vero c'è e quanto sia magari studiato ad arte perchè c'è sempre un'ombra di sospetto.
Mi stupisco immobile di quanto facile sia spostarsi armati anche in luoghi apparentemente sicuri.
Di quanto questo secondo presunto tentativo di attentato sia la spia di una violenza diffusa in tutti gli Usa, sia diffusa in comunità anche diverse fra di loro (rurale per il primo attentatore, attraverso i social nel secondo caso). Ancora.
C'è una grossa fetta di americana dem che approva l'uso della violenza per fermare un rivale davvero troppo sopra le righe e un candidato che neppure troppo velatamente etichetta il quasi attentato come tipico della sinistra.
Tutte frasi, accuse, dichiarazioni che danno la misura di quanto sia precario oggi il colosso politico americano, sempre più sfilacciato, impreparato ad affrontare crisi economiche e immigrazione. A queste situazione che portano a una generale frustrazione si sono via via aggiunti i social network, terreno fertile per fomentare polemiche, complotti, quasi una guerra civile on line.
E spesso tutto questo è fomentato dai candidati stessi.
Mancano poco più di cinquanta giorni alle elezioni Usa e non sembra poter scorrere tranquillamente neppure un giorno.


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