Il tempo per ascoltare

Non ho mai amato il riposo forzato, quasi a fatica sopporto più di tre giorni di ferie. Mi rendo conto che non è normale ma a riposo forzato come in questi giorni comincio a correre sempre più velocemente con la testa, vado altrove anche se sono costretto a stare un po' sul divano e un po' su sedie o letto.
Bisogna che approfitti di questo tempo per riordinare cose, pensieri, un po' casa per quanto possibile. 
Accendo la televisione più per compagnia che per altro e mi rendo subito conto che i palinsesti del mattino, vale un po' per tutte le reti, puntano forte sulla platea di anziani presenti a casa. La mia personale scelta cade su una delle reti che trasmettono H24 breaking news, così il tempo perso in questa immobilità verrà compensato dall'informazione.
Apro il tablet, il quaderno e butto giù in fretta qualche idea sui post-it colorati. Devo creare una mappa concettuale per una idea che ho in testa da un po' di tempo ma per renderla reale e farla partire servirà un altro po' di tempo. Scrivo.
E ascolto le news; nulla di nuovo verrebbe da dire se non fosse che il già sentito riporta a scenari di guerra aperti nel mondo, in luoghi per nulla lontani dal nostro paese. Mi fermo un attimo e ascolto. Ho preso ormai coscienza che in entrambe le zone di guerra di cui si parla in televisione, confine fre Russia ed Ucraina e Medio Oriente, nessuno dei leader delle parti coinvolte sia davvero convinto a porre la parola fine alle ostilità, anzi. La Russia, con il presidente Putin pronto a sfidare l'arresto ad Ulan Bator, aumenta l'intensità degli attacchi verso obiettivi civili, fragili. Il presidente ucraino da parte sua urla alla vendetta e rimpasta il governo chiedendo soldi ed armi agli alleati, non in questo ordine preciso, lasciando trasparire una volontà tutt'altro che pacifica. Prima della parola pace altre vittime sicuramente ci saranno, sia sul versante russo che in quello ucraino del conflitto.
Non cambiano le argomentazioni si ripenso mentre scrivo, al quadrante mediorientale; Hamas o Israele che si tratti.
Anzi. Mentre io mi concentro sui post-it colorati e pennarelli l'arroganza del premier Netanyahu tocca livelli altissimi presentando in TV un dettaglio dossier su come è e come sarà il nuovo volto mediorientale al termine della guerra contro Hamas (ed Hezbollah, non scordiamolo). Lo fa con il più fuori luogo dei sorrisi sornioni e tanti evidenziatori colorati, come fosse una lezione di geografia. Incurante degli ospedali, dei quartieri rasi al suolo dai suoi soldati. Lo fa lasciando vedere una certa arroganza altrettanto fuori luogo perché fuori dagli studi televisivi Israele si mobilita contro il suo governo, contro una guerra che non finirà con questi presupposti e con questi presupposti. Uno sciopero generale senza precedenti.
Sistemo ancora qualche appunto mentre apprendo che Sinwar e gli altri leader ci Hamas sono accusati di terrorismo dagli Usa e mi meraviglio più del tempismo americano che dell'accusa. Ormai appare chiaro che buona parte degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas potrebbero non tornare più e altrettanto chiaro appare che buona parte del mondo occidentale, Usa ex UE, cercando di salvaguardare più i propri interessi economici e politici che altro hanno preferito voltare per un po' lo sguardo altrove.
Finirà? Finiranno? 
Non ho una risposta, nel mio piccolo, non la sento neanche dal tg onestamente.
Continuo a scrivere qualcosa ma le immagini di macerie e colonne di fumo nero che si arrampicano su cieli grigi mi infastidiscono, non mettono per nulla a proprio agio. Disturbano, fanno male, sono coltellate per il resto del mondo pacificato.
Non riesco a scrivere di più, la testa segue un percorso suo e non mi lascia più concentrato sui miei post-it.
Prima di spegnere la televisione vedo un poliziotto a cavallo calpestare una ragazza, una ragazza che protestava per chiedere la pace. Capite la deriva che sta prendendo questo mondo?


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