La Montagna e le scarpe nere

La montagna esordisce alle Olimpiadi ai Giochi di Atene nel 2004, nella culla di Olimpia. Esordisce in una disciplina sportiva che con i Giochi e con Atene è legata a doppio filo: la lotta greco-romana, lotta libera fra le più antiche in Europa, praticata fin dal 708 a.c.
Lotta che trova la sua attuale denominazione proprio in Italia. E' una variante della lotta libera che prevede che per ribaltare o atterrare l'avversario non si usino le gambe.
La montagna ad Atene arriva solo quinta, ma è un esordio che segnerà un solco importante nella storia di questo sport antico.
La montagna ha un nome ed un cognome, Mijain Lopez Nunez e viene dall'altra parte dell'oceano. Viene dall'isola di Cuba dove è nato a Pinar del Rio il 20/08/1942. 
Mijain arriva a Parigi per la sua ultima Olimpiade, il suo canto del cigno.
Lo scenario è un edificio dalle forme ricurve e sinuose a Champs de Mars, un enorme padiglione che ricorda il Grand Palais, simbolo parigino di art nouveau, imponente ed elegante.
Il materasso dove si svolgeranno le gare è al centro del grande padiglione moderno.
Il pubblico avvolge la grande sala, l'attesa degli atleti e dei commissari.
Mijain osserva la folla, ripensa alla strana cerimonia di inaugurazione lungo la Senna, qualcosa di allegorico, colorato, eccessivo, colorato. Lui che è alla sua sesta Olimpiade sorride.
La lotta greco romana è fatta di attesa, solitudine, respiro, studio, forza.
E il lottatore cubano è davvero una montagna, una forza della natura. Gareggia per i suoi ultimi Giochi nella categoria supermassimi 130 kg, come a Rio e come a Tokyio. Diversamente da Tokyo però c'è di nuovo la folla sulle tribune, c'è ancora il pubblico che applaude, fischia, urla il tuo nome.
Respira, la montagna, è al centro del materasso allarga le gambe, si pianta forte sul pavimento, può contare solo sulle braccia, e sulla testa. Afferra e respira, afferra e osserva, respira e riafferra, ribalta gli avversari. Una volta, due volte, fino alla fine fino alla medaglia d'oro, che altro colore non può esserci.
Mijain prima di Parigi ha già vinto la medaglia d'oro quattro volte: le prime due sono nella categoria di peso 120 kg a Pechino nel '08 e Londra '12, le successive nell'attuale categoria a Rio nel '16 e a Tokyo nel '20. 
Una serie di successi aperta che lo proietta nell'Olimpo dei grandi dei Giochi come i tre statunitensi Carl Lewis, Marc Phelps e Katie Ledecky. Incredibile.
La montagna non si ferma, si  muove con movenze insolitamente feline, alterna pausa brevi, quasi silenzi che precedono nuovi assalti, nuove prese.
Il pubblico di Parigi però è un pubblico particolare, che vive un'attesa particolare. 
L'ultima gara di Mijain in questa Olimpiade sarà anche la sua ultima gara in assoluto. L'età e la carriera lo consigliano.
Al centro del materasso di Champs de Mars la montagna schiera l'ultimo avversario di una carriera senza eguali. Alza le braccia al cielo, non sorride molto ma gli occhi raccontano emozioni che partono da lontano, ben più di un oceano. 
Ha vinto anche a Parigi '24 Mijain, è lui l'unico atleta di vincere cinque ori consecutivi in una disciplina individuale (per i tre statunitensi sopra citati gli ori comprendevano anche le staffette rispettivamente nell'atletica e nel nuoto), una dittatura sportiva che si chiude perchè lo decide il Re. I supermassimi anche solo per la fisicità dell'atleta richiedono un o sforzo enorme, uno sforzo enorme per riuscire a mantenersi ad alto livello competitivi e soprattutto vittoriosi.
Mijaìn lo ha fatto in silenzio, lottando in tutti i sensi per tutta la carriera e gli altri titoli vinti lo dimostrano, fra gli altri 5 ori mondiali.
Parigi e il mondo applaudono l'atleta che, al centro del materasso si inginocchia, posa per terra prima un ginocchio poi l'altro. La montagna sembra solo un pò più piccola ma ugualmente imponente. 
Si sfila una dopo l'altra le scarpe da combattimento interamente nera. si alza tenendole in mano, unite una all'altra. Le bacia, con tutto l'amore che prova per quello che è il suo sport, le alza al cielo che Parigi le applaude, che il pubblico ha capito subito cosa sta succedendo.
La montagna posa sul materasso, proprio al suo centro, le scarpe nere.
Si alza, abbraccia l'allenatore e a piedi scalzi, accompagnato dagli applausi del pubblico abbandona la grande sala festante.
Si ritira così Mijain Lopez Nunez, una montagna umana di muscoli ed eleganza, capace di dominare la scena internazionale della lotta greco-romana per ventisei anni.
Gli applausi si fermano, le telecamere rimangono su quelle scarpe nere.
Un addio, nel momento della vittoria più grande, con una immensa forma di rispetto. 

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