Sedici mesi dopo

Ci risiamo. Dopo sedici mesi siamo ancora lì, a fare la conta dei danni e degli sfollati. Dopo un anno e poco più non un solo passo avanti è stato fatto, ed è un triste dato di fatto. L'Emilia Romagna che con uno sforzo enorme superò la disastrosa alluvione di maggio 2023 oggi deve fare nuovamente i conti con un nuovo disastro ambientale, altrettanto imponente, violento, tragico.
Questa volta però non ci sono vittime e questo sembra essere l'unico dato positivo della situazione.
Detto questo però appare chiaro che siamo fermi al punto di partenza, quello del maggio di un anno fa eppure...
Sui punti di sospensione si aprono mille ipotesi, tesi, accuse, elucubrazioni ad uso stampa e politico. 
Un'alluvione è un evento drammatico per la forza con cui devasta senza apparentemente fermarsi mai città, fabbriche e paesi. La forza dell'acqua è distruttrice, porta con sè nel suo incedere sassi, detriti, rami, alberi, auto, tracce di vita.
Dopo maggio 2023 in Emilia Romagna si nominò un commissario straordinario per la ricostruzione (lo stesso generale che guidò la campagna vaccinale e l'emergenza durante la pandemia di Covid), si stanziarono fondi per far ripartire tutte le attività danneggiate, per far ripartire quelle famiglie private in un colpo solo di ogni bene.
Le cronache illustrarono passo passo la visita della Presidente della Commissione Europea Von der Leyen (per altro rieletta) in elicottero sulle zone allagate in compagnia del Presidente del Consiglio Meloni.
Atterrato l'elicottero però qualcosa deve essersi bloccato perchè anche ai vertici della regione qualcosa è successo.
E' cambiato il governatore, Bonaccini ora è membro del Parlamento Europeo, e al suo posto al momento si trova la presidente facente funzione Irene Priolo (sedici mesi fa titolare della delega alla protezione civile) con le elezioni per eleggere il nuovo governatore distanti solo due mesi. E proprio per questo appare chiaro che il tema alluvione e ricostruzione entrerà a piedi uniti nella campagna elettorale.
Solo il commissario per la ricostruzione è sempre lo stesso generale, i danni provocati dall'evento purtroppo anche.
Ad aumentare l'attrito esistente fra Emilia Romagna (non si dimentichi però che anche la regione Marche è stata colpita dallo stesso evento alluvionale) e Governo; a metterci il carico pesante il ministro della protezione civile Musumeci che neanche tanto velatamente accusa la regione di non aver usato correttamente i fondi stanziati negli anni, anche nei periodi precedenti l'alluvione.
Forse non l'uscita che ti aspetti quando ancora non hai ricevuto un indennizzo, quando ancora la casa in cui abiti porta i segni del fango, quando il capannone dove svolgevi tutta la tua vita, professionale e non è inagibile.
Una mancanza di stile gratuita, feroce se si vuole.
Al netto della polemica politica l'Emila Romagna, come anche le Marche, sedici mesi fa hanno fatto un mezzo miracolo per rimettersi in piedi, spalando fango, aspirando acqua da campi e cantine, spostando detriti, pulendo spiagge e foci di fiumi. Non è dato sapere quanto sia stato speso, investito, risarcito conta il fatto che post alluvione, con un governo regionale comunque precario hanno risaputo ricominciare.
Anche a fronte di evidenti limiti amministrativi se è vero che oggi nel 2024 c'è chi ha presentato domanda di indennizzo per il 2023 nello stesso giorno della nuova alluvione. Paradossi italiani, tipici come le polemiche.
Polemiche che come sedici mesi fa toccano sia il tema politico (tema che sarà sempre caldo e applicabile a qualunque situazione si materializzi) che il tema ambientale, spostando la platea anche a chi da la colpa al cambiamento climatico, chi all'incuria dell'uomo, chi alla mancanza di fondi.
Una platea sempre molto attiva, purtroppo.
La verità come sempre sta nel mezzo, in mezzo in questo caso. 
Alcune cose sono innegabili anche in mezzo al dramma: il clima è indubbiamente cambiato e molto in questo ha contribuito la mano dell'uomo, lo stesso uomo con i fondi a disposizione dimostra di non aver rispetto per l'ambiente e meno ancora per i propri simili. Argini, letti dei fiumi, strade, tanti lavori sono finiti nel dimenticatoio nonostante un certo carattere di urgenza.
Ecco, i fondi ci sono, pare che il Consiglio dei Ministri li abbia stanziati oggi, sabato 21/09/2024, speriamo adesso che la loro gestioni superi le divisioni politiche, la campagna elettorale e ponga come unico obiettivo la messa in sicurezza e la ricostruzione delle tante zone colpite.
Qualcosa lascia intendere che non sarà facile. Nè privo di altre polemiche.






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