Supereroi 2024

E' domenica, la prima domenica di settembre, fa ancora troppo caldo, non posso uscire di casa. 
Il mio piede destro ha deciso che mi serviva riposo e d'accordo con i tendini mi ha messo appunto a riposo forzato: che si fa?
Stare a casa con il sole fuori non mi piace, se devo farlo forzatamente preferisco vedere che fuori piove.
Rispolvero vecchi film, vecchie serie tv magari comperate e mai viste prima. Riprendo anche in mano un vecchio libro, uno di quelli che di solito mi fanno compagnia di buon mattino con il caffè. Scrivo qualche mail al mio editore (si, questo è un termine che mi imbarazza molto), decido cosa postare nei miei social per pubblicizzare il nuovo libro e scrivo qualche appunto per idee future. Ma poi? Poi c'è il rischio di annoiarsi e abbinato al torpore dell'antidolorifico non è il massimo. Mi serve qualcosa che letteralmente mi incolli alla tv: lo sport.
Lo sport in questo weekend (i primi giorni causa turni di lavoro ho seguito solo a tarda sera gli eventi sportivi) ha i colori dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024, alla loro diciasettesima edizione. Dalla prima edizione che ho potuto seguire attentamente ho l'idea di assistere a delle gare fra supereroi piuttosto che a gare sportive. 
Non importa la disciplina da seguire, che spazia davvero dagli sport di squadra come il sitting volley (non è semplice provare a giocare a volley da seduti per i normodotati, farlo con una qualsiasi forma di deficit è qualcosa di enorme) alle gare individuali di atletica, arti marziali scherma e nuoto e tante altre presenti anche ai Giochi Olimpici. 
Mi accomodo sul divano, non ho molte alternative purtroppo, e osservo. Osservo gli atleti impegnati nella gara di nuoto, in questo caso 100 m dorso (a fianco dei 100 m c'è una sigla alfanumerica che identifica il grado di disabilità degli atleti) e noto che stanno coprendo le due vasche in un tempo che io non riuscirei a fare neanche dopo settimane di allenamento. 
A dorso di per se non è facile, quando nuoti, vincendo da dominatore la medaglia d'oro per altro, privato della quasi totalità degli arti inferiori o superiori appare chiaro che hai una marcia in più, nella testa, nel cuore perchè l'acqua ti scorre sulla schiena senza fermarti, lasciandoti scorrere che nulla ti può fermare,
E dal nuoto si passa all'atletica, al salto in lungo, forse la gara che più mi ha sorpreso quest'anno; è forse una gara a tre, che coinvolge l'atleta ovviamente e due assistenti; il primo al blocco di partenza ed il secondo alla fine del banco di sabbia. Osservo che l'atleta chiede silenzio al pubblico e uno stadio vuoto riempie l'aria di tensione. L'atleta è pronta alla rincorsa, ha una mascherina sugli occhi a forma di farfalla. inizia la corsa seguendo le indicazioni dell'assistente al blocco di partenza. Fino ad un certo punto però. poco prima dello stacco per il salto è il secondo assistente ad indicare la via all'atleta, che stacca, si alza, si piega, atterra. esattamente dentro il banco di sabbia. Applausi, braccia alzate al cielo, abbracci. Il sentirsi atleta vincente è anche scrollarsi di dosso la sabbia e abbracciare amici e collaboratori.
Ci sono altre prove, ciclismo su pista, tiro con l'arco e mamme con il pancione (un bellissimo trend di queste due edizioni dei Giochi parigine). Il mondo dello sport nella sua espressione più alta come i Giochi Olimpici è qualcosa di enorme e di strano al tempo stesso, ha un fascino altrettanto enorme che rende indimenticabili le imprese degli atleti in gara.
Dal divano di casa penso che questo stop forzato non sarà così male in fondo. La fantastica squadra azzurra ha bisogno di tifo, quello vero da stadio.
E poi chi non vorrebbe perdersi le gesta in diretta di questi Supereroi? 

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