E ora che succede? Soprattutto, perché è successo?
Non si tratta solo di operazione di guerra a seguito dei fatti del 7 ottobre 2023.
Adesso c'è il fuoco israeliano sui soldati Unifil in Libano. Sui soldati italiani ed indonesiani impegnati da anni nel territorio a mantenere la pace nella zona cuscinetto fra Libano e Israele.
Le regole d'ingaggio del contingente Unifil non prevedono l'uso delle armi (salvo situazioni particolarmente critiche) ma ora dopo il fuoco dell'Idf, l'esercito di Israele, come cambia lo scenario?
Soprattutto dopo le parole del ministro della Difesa Crosetto, condivisibili per altro, Netanyahu come giustificherà questa aggressione? Come giustificherà questa escalation violenta, sorda agli appelli di pace dell'Occidente?
Un atto ostile può costituire un atto di guerra in uno scenario già così delicato?
Può Israele chiedere unilateralmente al contingente Unifil di indietreggiare di tot km?
Che senso ha quindi l'Onu che rischia di prendere ordini da uno stato solo? Che precedente si crea?
È uno scenario quello creato il 10 ottobre grave, drammatico per i risvolti geo politici nell'area.
Ci sono stati atti ostili reiterati contro i nostri soldati perché sia chiaro che non si tratta di un errore. I colpi sono stati indirizzati verso la base perché a detta di Israele (Idf, ambasciatore israeliano in Italia convocato dal ministro Crosetto, Netanyahu) in prossimità della stessa co sono reticoli di tunnel Hezbollah. Basta questo a giustificare questo?
No, perché le basi sono visibili, conosciute, riconoscibili, bianche e se un blu dato israeliano le colpisce non c'è spazio di manovra per urlare all'errore, alla fatalità.
Si combatteva anche prima attorno alle basi italiane. Le truppe di terra israeliane era già penetrate nel sud del Libano e già era pervenuta alle truppe nelle basi Unifil di indietreggiare.
Il 10 ottobre 2024 cambia molto degli equilibri fra Israele e l'Occidente perché dopo questa aggressione viene meno il diritto alla difesa dei diritti umani dei caschi blu. Probabilmente la risoluzione 17/01, che appunto regola la presenza militare nella zona cuscinetto libanese, deve essere modificata per garantire l'attività di pattugliamento nell'area, la convivenza nella regione.
Adesso che succede? È il punto più critico dal 2006 (per l'Italia la presenza nell'area è continua dal 1982) e per quello che può rappresentare un abbandono dei nostri soldati sarebbe una grave sconfitta geopolitica e contestualmente consegnare il Libano ad Israele.
Sono e saranno giorni critici in un'area che vive di crisi endemiche, storiche.
Si pone male Israele, già ampiamente inciso ad una buona parte del mondo per questa guerra feroce; si pone male l'Onu con i suoi contingenti di peace keeping che a volte sono missioni di osservazione dei drammi che succedono. Alza la voce l'Italia colpita gravemente da uno stato considerato amico. L'Italia e i quaranta paesi componenti il continente Unifil.
Ad una situazione critica ogni oltre ragionevole dubbio si aggiunge questo attacco per altro reiterato a chi opera per mantenere un filo sottile di pace.
Se possibile saranno giorni ancora più bui.
Commenti
Posta un commento