2.229 morti e 10.380 feriti più 5 e poi 15.
Ecco, con quei feriti in più forse sale la possibilità di vedere terminare questo atroce e drammatico conflitto. Forse.
Perché sembra più realistico che il conflitto in Medio Oriente deflagri in maniera drammatica.
In un modo che non può non coinvolgere direttamente l'Onu e l'Italia, attaccata ed "accecata" dai cecchini dell'Idf, l'esercito israeliano.
È stato un fine settimana di guerra come tutti quelli trascorsi dal 7 ottobre 2023 con l'aggravante dell'aggressione, fisica e verbale ai soldati del continente Unifil presenti nel sud del Libano invaso, travolto forse più corretto, in questi giorni da Tel Aviv.
E se i proiettili e i bulldozer travolgono e spengono telecamere, sistemi di sicurezza, torrette di controllo le parole del premier israeliano sorprendono per i toni, l'arroganza, la decisa presa di posizione; invitare l'Onu a lasciare il Libano è impensabile, anche solo difficile da pensare. Non può un singolo stato obbligare l'Onu a prendere questa o quella decisione. Certo, in questo contesto lo stato che eleva tale protesta è lo stesso che presso il Palazzo di vetro dell'Onu qualche settimana prima dichiarò di essere "solo in mezzo ad una palude antisionista". Il discorso qui di può prendere mille pieghe, mille risvolti. Tutti ugualmente drammatici.
Netanyahu ormai si è inerpicato in quella che sembra una crociata contro i nemici di Israele reagendo ed agendo come il nemico, forse con una ferocia accecante che lo ha isolato nei confronti del resto del mondo, che ha portato il mondo occidentale a prendere le distanze da Tel Aviv (chi più chi meno in realtà; molto dipende dai reali interessi economici sul tavolo).
Gli scenari creati dopo un anno di conflitto sanguinoso sono lontani dall'idea ventilata per anni dei due stati, Palestina ed Israele. Oggi come oggi esiste Israele e le macerie di Gaza, di quella striscia di sabbia intrisa di sangue che allo stato delle cose non può portare da nessuna parte.
La risposta israeliana ai fatti del 7 ottobre 2023 è stata una vendetta senza tregua, le sterminio sistematico del nemico, Hamas prima ed Hezbollah poi, senza preoccuparsi dei danni collaterali, delle famiglie annientate, delle famiglie ridotte alla fame, dei minori feriti, uccisi, soli senza futuro. Da un cumulo di macerie a sud Israele ha mosso i carri armati a nord entrando in quel Libano che per chi ha cinquant'anni non ha memoria di giorni di pace. I numeri creati dall'Idf sono quelli di una strage, di uno sterminio. A nord come a sud la sicurezza di chi le vive è stata messo a rischio, annientata perché nel mirino dei soldati israeliani non sembrano esserci solo Hamas ed Hezbollah, sul lungo periodo sicuramente l'Iran ma i portatori di pace, bambini, donne, ospedali. Qualsiasi cosa sia riconducibile alla parola pace.
Una pace lontana, lontanissima, forse nemmeno voluta dai contendenti.
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