Sembra quasi una trama da film anni'80, quelli di War Games o Alba Rossa per capirci. Quelle trame che ci proiettavano in realtà distanti da noi e che sembravano irraggiungibili dalle nostre città, dalle nostre case.
Erano i tempi di crisi in Medio Oriente, anni di ultimi vagito della Guerra Fredda e la fantasia degli autori cinematografici era vivace, vivida. Era capace di inventare guerre combattute non più sul campo ma da console. Ipotizzava invasioni di campo da parte di stati canaglia (gli Usa da sempre aggiornano questa lista e Hollywood ne trae spesso idee cinematografiche) e lotte partigiane 2.0; sembravano solo blockbuster perché ci sembrava impossibile che missili, bombe, droni privi di piloti, volessero nei cieli del mondo per migliaia di chilometri per colpire, demolire, annientare.
Sembrava fantasia figlia di una penna altrettanto fantasiosa. Un clic, un comando, dato da PC, addirittura da tablet, da un device portatile come cliccare su un app di delivery dal salotto di casa, e rimanere seduti in poltrona, alla scrivania con la tazza di caffè caldo vicina, aspettandi di vedere il danno creato.
Che è reale ed enorme, difficilissimo da sopportare, ancor di più da scordare.
Erano film ma ora non lo sono più perché ad una minaccia dello stato X corrisponde la risposta dello stato Y. Al bombardamento di X corrisponde il bombardamento di Y.
E via così, con la conta dei morti e dei drammi che esce dallo schermo di Hollywood e arriva sulle nostre tavole. Aumentano i drammi e aumenta il senso di inadeguatezza di un certo sistema (Nazioni Unite, prive di dialogo fra gli stati che ne fanno parte, da sempre), di un certo mondo immobile (l'Occidente che resta a guardare e chiede flebilmente di fermarsi ai paesi coinvolti nelle guerre) e di un certo mondo che pretende-reclama-cerca di ottenere vendetta, risarcimenti storici, rivincite.
E tutti questi fattori compongono una spirale interminabile che non ha una fine vicina perché si auto alimenta e le parti coinvolte continuano a farsi la guerra, ad uccidere.
E non c'è il lieto fine perché contrariamente agli anni '80 nessuno sembra avvertire la necessità.
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