È il giorno -1.
Il 4 novembre segna sul countdown che manca ancora un giorno alle elezioni che presumibilmente regoleranno parte dei destini del mondo, occidentale e non.
In realtà è un -1 un po' sui generis parlando di elezioni made in Usa; in quella autodefinitasi "la più grande democrazia del mondo" si può votare molto prima dell'election day predefinito, si può addirittura votare via posta facendo fede sul francobollo apposto e sul timbro postale. Situazioni che noi europei fatichiamo a comprendere e forse a condividere.
Siamo ad un giorno solo dal grande giorno quindi ed è diventato particolarmente difficile capire che tipo di vento soffi a Washington; probabilmente fino all'attentato subito da Trump in Pennsylvania la favorita era sicuramente la dem Kamala Harris letteralmente salita in corsa dopo il doveroso forfait dell'attuale presidente Biden.
Da quel momento in poi la campagna elettorale è trascesa un una sorta di duello rusticano misto ad uno di quei rodei che caratterizzano certe fiere americane.
Mentre una consistente parte di mondo si dichiara più o meno apertamente guerra (coinvolte in conflitti più o meno grandi non ci sono solo i paesi dichiaratamente belligeranti ma tutta una parte di mondo con interessi geopolitici-econonici nei paesi sconvolti dalle guerre) l'America ha iniziato una delle sue tante notti più lunghe della sua storia.
Chi vincerà? Fino a pochi mesi fa la favorita era la democratica, e vice presidente in carica, Harris ma nell'ultimo periodo il tycoon, ed ex presidente, repubblicano Trump ha recuperato i punti sciupati via via durante la lunga ed insidiosa campagna elettorale.
I toni usati sono stati più simili ad una discussione da bar, uno di quelli della provincia americana, col whisky sul bancone, con il fumo soffiato per aria e un gringo che ti guarda di sottecchi. Attacchi personali, accuse reciproche, insulti personali. Schermaglie più da assemblea condominiale piuttosto che da campagna elettorale a stelle e strisce.
A contorno dei due candidati e i loro vice si sono succeduti nei vari palcoscenici disponibili vip di tutti i tipi, i più alti rappresentanti dello stato system americano.
E con loro sono apparsi a cascata sugli stessi candidati milioni di dollari investimenti degni di un piccolo stato piuttosto che di una campagna elettorale.
Chi vincerà secondo i sondaggi sempre troppo presenti in queste situazioni pare essere il tycoon Trump ma la sorpresa è sempre dietro l'angolo in queste situazioni così volubili.
Per entrambi i candidati c'è stata la grande corsa per recuperare quei voti malamente, da parte democratica come da parte repubblicana, persi nell'ultimo anno. Impresa non facile in un paese facilmente invendibile, fatto di grandi spazi e più grandi contraddizioni.
Siamo a -1 dal giorno decisivo e già c'è bagarre, a voce almeno, sui presunti brogli elettorali bipartisan. Già si lanciano accuse e strali e quanto successo al Campidoglio il 6 gennaio 2021 è ancora il ricordo vivo di un momento fra i più drammatici della politica interna americana.
-1 quindi, quartieri generali pronti ad incollarsi agli exit poll.
Chissà come finirà.
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