Alla guerra, a chi la fomenta, a chi materialmente la fa, a chi la subisce delle festività non importa.
Al clima generalmente festoso che si respira in giro per il mondo, ai colori delle luminarie accese, degli addobbi che animano le vetrine dei negozi fa da contraltare il fumo acre, la polvere che ricade a terra, il colore rosso.
Ci sono aree geografiche mediamente estese in cui si combatte ogni giorno, ogni giorno si associa alla parola guerra la parola tregua, che regala speranza, che illude, che non sempre viene accettata, alcune altre volte non viene nemmeno contemplata come soluzione dagli attori. Una tregua che dovrebbe regalare anche un sorriso ed una speranza, a chi attacca e a chi si difende, meno a chi trama nell'ombra perché non ha interesse a fermare le bombe.
Ecco.
Quale sia il vero interesse che agita le guerre più devastanti vicino a noi ce lo possiamo chiedere in ogni momento tutti, potremmo passare ore a discuterne ma non riusciremmo mai a venirbe a capo perché gli interessi sono tanti, vari.
Economici, geopolitici, strategici, anche religiosi, umani.
Come se il mondo, le parti che compongono quelle determinate aree geografiche in guerra, avesse l'unico obiettivo di prevaricare l'altro, principio per altro sul quale si sono basate tutte le decennali dittature mondiali, alcune delle quali sono state drammaticamente spazzate via dal popolo, non senza aiuti militari ed economici terzi.
Di quella parte di mondo cioè che non vive ad Aleppo, non vive a Damasco o nel Niger, non frequenta il Donbass o Gaza, poco o nulla sa dei campi profughi, di tende piantare sulla sabbia che diventa fango, dei missili che tracciano il cielo e che hanno tutti nomi cattivi quasi a voler rimarcare l'effetto devastante che andrà a produrre in pochi minuti
È quella parte di mondo che accende le luminarie, accende TV e radio, ascolta, commenta, scrive poi spegne TV e radio e chiude i quaderni.
È la parte di mondo che comunemente chiamiamo Occidente, che alimenta conflitti a distanza, mentre apre i regali di un altro Natale di guerra.
Commenti
Posta un commento