Natale di guerra

Quando rimangono solo macerie, tante, polverose. Quando le nubi delle esplosioni coprono il cielo, le evacuazioni forzate sono centinaia e si sa che la strada di casa non verrà mai più percorsa. Quando tutto attorno diventa bersaglio, civile, militare. Quando ospedali e scuole, moschee, diventano obiettivi e non più rifugi. Quando la storia recente viene forzatamente riscritta per saldare i conti con il passato. Quando tutto diventa vendetta. Quando gli ostaggi, vivi o morti, diventano pedine, solo pedine di scambio. Quando esplode il mondo a nord e a sud e tutto diventa attacco, rappresaglia, morte. Quando non ci sono più lacrime, non ci sono più parole. Tutto questo è oggi il Medio Oriente, è Israele che ha sterminato i propri nemici storici di Hamas ed Hezbollah, a Gaza o in Libano che sia. Alternando attacchi missilistici ad operazioni di terra, a voci di tregua mai realmente messi in atto.
Anche e ancora oggi. Nella terra che ci hanno insegnato aver dato origine alla Natività che oggi appare qualcosa di lontano, nascosto dalle nebbie delle esplosioni.
Netanyahu, premier che nella guerra totale ripone le sue fortune politiche ascolta la proposta di tregua a due giorni dal Natale di Hamas e bombarda. Ancora, di nuovo.

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