Sembra un fine anno segnato da venti di guerra, di reminescenze dittatoriali, vagiti di ribellioni che potrebbero portare ad un futuro più nero del presente. Un fine 2024 geopoliticamente instabile, fragile, come mai prima d'ora. Lo finiamo con due guerre ancora in corso lontane non solo da una pace duratura ma anche da una tregua necessaria oltre ogni dubbio. Ci sono aree geografiche che storicamente sono instabili, sono scacchieri in cui le vite umane hanno un inesistente peso, in cui ci sono ricchezze apparentemente infinite che attirano l'attenzione di molti, soprattutto di alcuni stati definiti "canaglia" che forse in silenzio, quasi sicuramente nel silenzio complice di altri paesi, hanno allungato la longa manus su territori, ricchezze, persone fomentando come devastante effetto collaterale un odio radicato nelle generazioni più giovani, realisticamente anche in quelle future. Se il Medio Oriente è storicamente una delle zone più calde del mondo, crocevia di mercanti di armi, essere umani, odi razziali e droga, giacimenti petroliferi e genocidi altre zone calde del mondo si sono rivelate altrettanto calde e pericolose; ormai va verso i tre anni il conflitto al confine dell'Europa che ha portato inaspettati venti di crisi politiche ed economiche in quegli stati traino per il continente. E l'anno che si sta chiudendo sembra lasciare poco spazio a tregue grandi o piccole fra le due parti coinvolte. Non va meglio guardando all'Estremo Oriente, dove tutto sembra ruotare attorno all'influenza ed alla potenza economica cinese. Un'influenza che porta ad una crisi internazionale che coinvolge Taiwan e Usa. L'equilibrio appare sempre precario, legato a fili che non sembrano in grado di resistere ancora a lungo. Poco più a est della Cina ed a sud della Russia troviamo la Corea del Sud che per la prima volta dagli anni '50 si trova a fare i conti con deliri politici di premier impresentabili, definiti tali dagli stessi colleghi di partito. Il 2024 a Seul si chiude con una legge marziale flash, la richiesta di impeachment per il presidente, la paura ormai radicata che da Nord ci sia più di una influenza politica e militare. Tutte le aree geografiche coinvolte in conflitti sono aree popolose, enormi, importanti chiuderanno il 2024 in attesa di capire quale sarà il vento che soffierà da Washington, al cambio di amministrazione. Ritorna Trump e non sembra un vento di cambiamenti positivi ma c'è sempre un effetto sorpresa in questi casi che potrebbe portare ad un positivo effetto domino. Attesa che non sembra scalfire alcuni leader sudamericani, sempre sul filo della dittatura e della caduta. Era successo sul finire dell'estate, è passata come notizia di un giorno in Europa ma in Venezuela il discusso e rieletto presidente Maduro ha per legge anticipato il Natale al mese di ottobre per cercare di fare dimenticare ai suoi connazionali l'ennesima elezione truccata. Ecco, un tempo si usava la frase "repubblica delle banane", oggi è ancora drammaticamente così.
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