Sono le grandi operazioni che incutono terrore prima ancora che timore; grandi, speciali, la crudeltà dell'uomo politico, del guerrafondaio non ha che disprezzo per le regole umane, umanitarie.
Si perde quasi il conto di quanti anni siano ormai che il mondo viene investito da dichiarazioni di operazioni speciali o di grandi operazioni che restano e resteranno sempre al di là dell'escamotage lessicale guerre e produrranno sempre come sempre hanno fatto morte, rabbia e dolore. Perché gli ultimi due sono il prodotto purtroppo naturale della prima, a sua volta prodotto unico delle grandi operazioni.
Ad osservare da un zona di apparente tranquillità come l'Italia, dalla scrivania di casa propria, chi da ufficialmente il via a queste grandi operazioni ha spesso lo sguardo supponente di chi è pronto a sfidare il mondo, peggio, di chi non aspetta che un primo passo falso del rivale. Perché le menti dietro le grandi operazioni hanno bisogno di un rivale che a dirla tutta non è neppure così complicato da trovare. Un nemico è semplicemente un rivale politico, un oppositore di regime, interno ai patri confini o esterno, un popolo diviso da una linea, una frontiera. Un nemico si crea anche ad hoc rileggendo a proprio uso e consumo la storia, anche quella più lontana da noi, quella in cui i protagonisti di oggi non hanno un riscontro tangibile per ovvi limiti di età.
E poi c'é lo sguardo torvo, la mascella contratta, una durezza di toni necessaria a convincere chi ascolta che la grande operazione, quella speciale e' necessaria perché nel resto del mondo ci sono nemici che ci vogliono male.
E il male spesso ce lo procuriamo da soli con l'utilizzo massivo del mondo social, di quelle tecnologie da film stile "Wargames" che per tanti anni ci e' sembrato irreale. Nel profondo blu del mondo internet si può creare, modificare, distruggere chiunque e al tempo stesso fomentare un popolo indebolito, a volte bisognoso di sfogare rabbie represse nelle peggiori convinzioni. Ecco che dietro ogni grande operazione si cela un mondo di hackeraggio, depistaggio, trame nell'ombra e dichiarazioni alla stampa che rafforzino granito di buono si sta ottenendo con la grande operazione.
Che è morte, rabbia e dolore, in ogni angolo del mondo questa avvenga, perché a guardare verso l'Africa, verso il Medio Oriente, verso l'Est europeo anche oggi dalla scrivania di casa si nota quello.
Si nota il dolore di chi non cercava distruzione, di chi una casa non ce l'ha più, di chi ha perso famigliari, amici, lavoro, città. Si notano lacrime, polvere che fanno da contraltare a leader cupi, gelidi che cercano necessariamente nella guerra quel consenso politico altrimenti lontano.
Consenso perso con politiche interne discutibili, mai chiare, piene di zone d'ombra pericolose e da rimuovere ad ogni costo.
Con una operazione speciale, con una grande operazione e pazienza se ci rimette un popolo diverso perché in fondo siamo in guerra.
Si, perché sia che si scriva operazione speciale o grande operazione di guerra si tratta e porta distruzione, a volte infinita.
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