Guerre e guerriglie

Le immagini sono sempre le stesse; una colonna di persone in fuga, sulle teste materassi piegati, borse, una mano a stringere mani più piccole, passi svelti.
Attorno ad accompagnare la marcia  rovine, macerie fumanti, colpi di fucile, fumo e urla.
Si sposta l'eco dei bombardamenti da nord a sud, quel sud del mondo che non conosce pace, frammentato in mille etnie in continua guerra fra loro.
E ad aggravare una situazione già grave c'è sempre la ragione economica.
Economia che prolifera nel caos, nell'ingordigia umana.
Dal Medio Oriente focolaio di tregue e tensioni al cuore orientale dell'Africa in fiamme. Cuore del caos umanitario ed economico.
Caos che si vive in Congo, nella città  di Gomma ormai in mano ai ribelli (come per il conflitto nel Donbass ucraino la crisi esplosa oggi ha radici lontane negli anni) con la base in Ruanda, piccolissimo paese al confine orientale, base naturale dei ribelli di M23, 23 Marzo.
E sul terreno di guerra si muovono nell'ombra o quasi soldati, mercenari di paesi amici (da questa parte e dall'altra dell'Atlantico, senza distinzioni) a loro volta alle prese con guerre e operazioni speciali.
Lo sfondo a tutto questo, a carneficine a cielo aperto sono le miniere, i ricchissimi giacimenti minerari di cui il Congo dispone, di cui la zona attorno a Roma è ricca e che oggi che siamo in piena epoca tecnologica significano ricchezza pesante.
In questo bailamme di profughi, persone in fuga, aiuti umanitari sempre più in difficoltà, rimane l'ombra di una guerra dai confini nebuloso, dai mille interessi, di un paese, il Congo, storicamente corrotto e un paese piccolissimo, il Ruanda, con un esercito fortissimo, accolto nell'est congolese come un liberatore.
Agli appelli del mondo probabilmente con nuovi equilibrio si troveranno nuovi accordi, certamente a tempo come la storia del cuore africano insegna.
E le colonne di persone dovranno riprendere il cammino.


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