Rischio di sentirmi fuori luogo in questo mio tempo contemporaneo. Un tempo in cui tutto quello che ho imparato a scuola, sui libri di storia, nei racconti di chi qualche dramma di altri tempi lo ha vissuto, viene forzatamente stravolto, rivisto, adattato al proprio bisogno forse più che al proprio convincimento.
L'essere umano è sempre stato bravo a revisionare la propria storia, perennemente alla ricerca di un buono e di un cattivo, a scelta di chi legge, cui rileggere e riscrivere la storia. Reinterpretarne gesta, parole, dichiarazioni. Un esercizio di revisionismo storico cui nostro malgrado ci siamo abituati, per evitare il quale siamo costantemente alla ricerca di notizie da fonti che consideriamo attendibili, ovviamente sempre secondo il nostro convincimento, politico spesso.
Nel mio presente sono cosciente che non c'è un oggi stabile, sereno ma anzi, c'è un presente di dolore, di divisione, di invasione, e pure qui verrebbe da dire a scelta di chi legge.
Il mondo sta attraversando una crisi economico, sociale, geopolitica mai così travolgente dai tempi del secondo conflitto mondiale e in un momento di difficoltà storicamente emerge uno stato di emergenza, la necessità di trovare un appiglio sicuro.
L'appiglio sicuro che si fa forza della tecnologia moderna, della straordinaria cassa di risonanza in cui il web sa trasformarsi sembra essere il revisionismo di destra, da più parti sdoganato e diffuso. Non è una novità assoluta, anzi, andando a ritroso nel tempo anche la sinistra ha riscritto alcuni passaggi della propria storia ritornando con la memoria a momenti davvero tragici della storia italiana.
Adesso è il momento storico della destra al governo, in Italia, o che ci prova scalzando forze politiche radicate nei parlamenti europei come in Spagna, in Francia o in Germania. È come se ora fosse il momento per ripulire una storia mai limpida.
E se non bastano i politici, gli aspiranti leader, il popolo c'è sempre la voce di questo o quel l'imprenditore che cavalca l'onda social, il malcontento ed emerge, spicca quasi nell'etere, nelle reti web. E spesso da questa arroganza mediatica e non escono dichiarazioni, manifesti malsani e controversi con troppo seguito fra le migliaia di utenti.
E di queste migliaia che navigano ogni giorno c'è ormai una buona parte del consenso elettorale, quello che spinge qualsivoglia candidato. Se poi via web un milionario futuro politico e una candidata europea lanciano un'intervista-manifesto-irreale non si capisce più in che periodo storico ci troviamo.
Commenti
Posta un commento