Nuovo presidente, vecchio presidente

Donald Trump non si smentisce quindi, neanche in quella che è la sua prima conferenza stampa da rieletto presidente degli Stati Uniti.
Apparso forse più invecchiato rispetto ai giorni della campagna elettorale ha conquistato la copertina dei vari quotidiani spaziando dalla nuova toponomastica geografica americana, al medio oriente e il mancato rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas, ai dazi da aumentarecper i paesi appartenenti alla Nato, all'importanza di Panama e Groenlandia, economicamente e strategicamente importanti per gli Usa tanto da ventilare un loro inglobamento, al Canada che deve diventare il cinquantunesimo stato americano e chissà che questa "sparata" non incida sui destini politici dei canadesi dopo le dimissioni del premier Trudeau.
Sembrano boutade molto alte, arroganti, in stile americano, ma che vanno prese molto seriamente perché alcune uscite sembrano pittoresche, ad uso stampa ma fra le righe rimane l'idea dell'espansione americana, politica e militare, economica anche. E se di Panama si conosce l'importanza economica a livello mondiale (e sullo stato del canale incombe sempre l'ombra cinese) della Groenlandia si conosce meno. Non si considera la vastità del territorio, la ricchezza delle materie prime che l'isola ghiacciata nasconde. E che necessariamente per essere estratte, lavorate, sfruttate, comporta il ritorno alle trivellazioni del sottosuolo che hanno contribuito in passato a minare il territorio canadese.
Trump si è ripresentato con l'arroganza di sempre, puntando il dito sugli stati appartenenti alla Nato dopo le ventilate idee di annessione anche militare di territori oggi non liberi.
Punta il dito su una spesa militare "troppo bassa" ma questa non è una idea nuova del tycoon americano. Già nella precedente esperienza presidenziale le spese americane per la Nato erano state giudicate troppo alte, un pozzo senza fine per l'economia a stelle e strisce. Usa che in questo caso si fa forza della mancanza di leader nei paesi guida europei; errore europeo non pregio americano però.
Trump ha fatto di questa uscita un cavallo di battaglia ma all'alba di questa sua nuova presidenza in realtà si scontra con lo stato attuale della geopolitica mondiale, con l'esplosione di conflitti sanguinosi e drammatici in Medio Oriente e in Ucraina. E da questi ultimi due conflitti parte lo spunto del tycoon appunto per puntare il dito sulla Nato (parte delle colpe dell'invasione russa trovano origine nella richiesta ucraina di adesione alla Nato) e su Hamas restio a rilasciare gli ostaggi, vivi o morti, ancora in loro mano. 
Una conferenza stampa che sembra una raccolta di "sparate" ad effetto ma tremendamente serie.
Una conferenza stampa che vorrebbe riportare gli Usa di Trump ai tempi dell'America invincibile della Guerra Fredda, un sogno di grandezza cui forse manca il contatto con la situazione reale.

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