Qualcosa succede, qualcosa comincia a delinearsi. Un avvicinamento, un primo passo che è sempre quello più importante.
Manca sempre meno all'insediamento del presidente americano Trump e i conflitti che hanno insanguinato i giorni degli ultimi tre anni in maniera moderatamente inaspettata sembrano voler cercare una via di uscita.
Qualcosa succede in Medio Oriente coinvolto forse in maniera troppo colorata nella prima conferenza stampa dell'anno di Trump dove Israele ed Hamas potrebbero finalmente trovare quell'accordo decisivo che dovrebbe sfociare naturalmente in una tregua di lungo termine se non in un vero e proprio cessate le armi; dopo le minacce nemmeno velate del tycoon americano è intervenuto l'attuale presidente Biden. Il colloquio con il premier israeliano Netanyahu porta la convinzione che la tregua e poi la pace siano vicine. Sul tavolo dei colloqui la liberazione degli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas in cambio di 1200 detenuti palestinesi. Israele, forse più vicino alle idee di Trump di quanto si pensi, sembra intenzionato a firmare aprendo un inaspettato spiraglio di pace (quanti duratura si vedrà se è vero che Pico dopo il colloquio fra Netanyahu e Biden un missile di Tel Aviv ha colpito una abitazione civile a Gaza): potete di Biden o dell'influenza di Trump, dei decisi propositi di quest'ultimo? Vedremo cosa succede entro il 20 gennaio, data di insediamento alla Casa Bianca dello stesso tycoon americano.
E qualcosa succede anche a est della vecchia Europa.
Il conflitto fra Ucraina e Russia compie fra poco tre anni anche se è un contrasto che è iniziato in sordina quasi nel 2014 e nessuna delle due nazioni ha mai chiesto, proposto una tregua reale, tangibile, nonostante i leader europei si siano quasi interamente schierati su posizioni pacifiche (sostegno economico a Kiev si ma senza armi, qui entrano in gioco gli Usa e Biden). Dopo tre anni, l'occupazione russa di territori ucraini come appunto già successo in Crimea, le bombe su case e palazzi ad uso civile nelle province ad est dell'Ucraina, il coinvolgimento di truppe straniere nel conflitto (il mutuo sostegno del Caro Leader nord coreano all'amico Putin) nulla sembra essere mai successo realmente. Una grande e logorante situazione di stallo che logora chi attacca e chi difende. Trump già in campagna elettorale aveva messo l'accento sulla tregua necessaria fra Mosca e Kiev, oggi a pochi giorni dall'inizio della sua presidenza qualcosa pare accadere. Non attacchi sconsiderati per conquistare metri di territorio, al netto di droni abbattuti e lanci di missili, quanto piuttosto un consolidamento delle posizioni attuali in previsione appunto di quello che sarà il primo incontro fra le parti in causa e gli Usa, forse in Svizzera si vocifera.
Qualcosa deve succedere perché dopo i tanti cambiamenti politici del 2024 il mondo appare ancora abbastanza instabile, turbolento a volte e serve una linea comune da seguire.
La diplomazia più "dolce" non ha ottenuto risultati positivi, naturale pensare quindi ad un cambio di strategia, paragonando ad esempio il mondo ad una azienda, la situazione geopolitica ad un ramo di una azienda da sanare. Idee quindi da manager più che da politico per ottenere risultati positivi, tangibili.
Ecco forse quale è il motivo del successo di Donald Trump, delle "sparate" ad uso stampa ma tremendamente serie.
Geopolitica che avrà inevitabilmente come la storia insegna ricadute immediate sull'economia, sui tanti business che toccano il mondo.
Qualcosa succede, attendiamo alla finestra.
Commenti
Posta un commento