Quanto domani ancora c'è?
Domani semplice e complessa, di diversa interpretazione. Se vivi di qua' o di là della barricata. Barricata che oggi è un cumulo di macerie dove il sole fatica ad entrare.
O dove entra, splende ma non scalda.
Dipende sempre dalla posizione occupata.
Tel Aviv o Gaza, edificio ordinati o vicoli e macerie.
A questo punto della storia poco importa, è il momento del sorriso, non della festa vera e propria perché per quella mancano ancora tanti dettagli, tante persone. Ostaggi, detenuti che non si sa se sono ancora in vita o sono deceduti.
Oggi, in attesa degli ultimi voti del governo israeliano che certifichino la tregua con Hamas per le strade di Gaza sono tornati i sorrisi dei bambini, uomini e donne costretti nel fango, nella polvere.
Si è dovuto piegare anche il premier Netanyahu così come i vertici di Hamas o quel che ne rimane almeno, alla spinta degli emiri qatarioti, dell'amministrazione americana (quella in carica fu Biden e quella eletta di Trump). Certo il premier israeliano si è inimicato la destra religiosa ma allo stato attuale delle cose forse è il male minore.
Innegabile che la presenza nel corso delle trattative del Qatar e del presidente eletto Trump abbiano creato una certa pressione alle parti in guerra.
Necessaria a questo punto del lungo conflitto.
Mentre tornano sorrisi, voci e persone per le strade le armi tacciono, si spegneranno precisamente domenica 19 gennaio alle ore 12.
Poi sarà l'attesa del ritorno a casa di ostaggi, detenuti, prigionieri; sarà l'attesa di una stabilizzazione della regione in fiamme da troppo tempo, l'attesa per capire se davvero questa sia la volta buona.
Purtroppo con qualche dettaglio da tenere bene presente.
Se da un lato Trump scippa la buona riuscita della trattativa Biden, Netanyahu dovrà inevitabilmente fare i conti con l'inevitabile crisi di governo che seguirà l'inizio della tregua proprio in virtù dello scontro con i partiti della destra religiosa.
Per ora incoraggia il vociare di bambini, le voci di persone ferite, stanche riprendersi strade e vicoli.
Non sarà una tregua facile, Hamas non dimenticherà facilmente questi mesi di guerra, dovrà gestire al meglio il ridimensionamento da esercito a milizia, forte forse dell'appoggio di orfani e persone che hanno perso famigliari nei bombardamenti dell'Idf.
Accontentiamoci di pensare che finalmente c'è la possibilità di un domani anche per Gaza e la sua gente.
Commenti
Posta un commento