Scatole vuote

Cammino senza una meta precisa per le strade della mia città. E' un giorno di pioggia, evento quasi raro in queste stagioni anomale. Mi piace vedere la città che cerca di muoversi nonostante le piccole difficoltà.
Cammino lento, quasi pigro, anelando un cappuccino finalmente seduto al tavolo di un bar e un po' di tempo per me. Tempo, si, qualcosa che da settembre non ho più avuto, che ho dedicato interamente al lavoro, agli altri, al PC, a pianimetrie. Adesso è momento per un pop di tempo per me. Non ho neanche voglia di leggere un giornale qualsiasi, cerco solo qualche notizia distratta sullo smartphone in attesa della tanto agognata colazione.
Poi che farò? Camminerò, vedrò un po' come la città oltre le mura del centro storico sia cambiata in questi mesi che ho passato racchiuso in un perimetro alla fine limitato. 
Osservo chi passa oltre i portici del caffè dove mi trovo: studenti, tanti, persone palesemente appartenenti al settore terziario che vanno di fretta, tutti con uno zaino sulle spalle.
Passa un mendicante ben vestito, con lo zaino sulle spalle e lo sguardo furbo da volpe di un cartone animato Disney, mi saluta, lo conosco, scambiamo due parole veloci, se ne va.
Osservo le volte dei portici, le luci spente ed inevitabilmente penso "una volta erano accese, illuminavano i marmi, le statue, la camminata". Si, una volta, come in tutte le storie.
Osservo; il trait d'union fra tutte le persone che ho visto è lo zaino, contenitore di vite, impieghi, bisogni.
Ce l'ho anche io, poche cose, necessarie.
Il centro ha cambiato il suo volto, adesso cammino e sono circondato da persone con addosso un fratino catarifrangente che secondo i buoni dettami del loro essere tutor indicano il corretto comportamento da tenere per le vie della città. Un cambiamento della città non necessario in tutta onestà. 
Fra le righe gialle del bike sharing come a Bejing o Amsterdam si inseriscono nel mio campo visivo vetrine vuote, alcune dipinte con un ramo di bambù verde, sono tante, troppe e sembrano scatole vuote che osservano a loro volta la città che cambia.
Una volta si. ripenso mentre piove ai miei lunedì, giorni liberi da dedicare allo shopping, e c'era davvero l'imbarazzo della scelta per ovviare a chi non ha necessariamente la passione dell'abbigliamento. Si poteva andare ovunque, in tante vie disseminate di ville in stile liberty e vetrine di librerie, negozi di giocattoli, fai da te, altre cose che ora non ricordo e che però illuminavano la città.
Città che oggi con la pioggia mi appare pigra, vuota, incapace (ma questa è forse una colpa da dividere fra tutte le ultime amministrazioni cittadine, quelle degli ultimi quindici anni forse) di dare quella spinta necessaria a riprendersi ciò che le apparteneva, ciò che i cittadini si aspettavano.
Tante scatole vuote e tanti "una volta qui..." c'era la sarta, un negozio che stampava i rullini fotografici, una gastronomia, un negozio di forniture alberghiere, un bar dove si apriva prima dell'alba e si chiudeva abbondantemente dopo mezzanotte.
C'erano locali in stile liberty e moderni, vezzi di imprenditori famosi che poi si sono stancati subito.
C'era in un altro angolo della città, fronte stazione, una tavola calda, di quelle che puoi trovare in un racconto di Scerbanenco, fumosa e con le sedie in legno appiccicose. Mangiavi al volo, nell'attesa di un treno o di un bus, mentre l'avventore vicino a te fumava una sigaretta puzzolente.
Era all'uscita della stazione ferroviaria, era la spia di come la città brulicasse di vita, lo capivi entrandoci.
Di fronte un palazzo moderno e alto, fuori luogo specchiandolo con le costruzioni attorno, figlio di una certa libertà edilizia. E' tutt'ora in piedi, sempre colore rosso che volge al rosa o viceversa, scatola vuota che accoglie i visitatori. Oggi che piove questo palazzo e la vecchia tavola calda sono due vicini vecchi e soli che osservano chi viene e chi va.
Piove, non è neanche freddo, ripercorro il cammino di prima in senso inverso. Chissà se l'illusione regalata a suo tempo da questa amministrazione riuscirà a riempire le tante scatole vuote sparse per la città come promesso. 

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