Il paese dei balocchi

Seconda Repubblica, periodo politico di favole, pasticci, bisticci, imbarazzi, bipartisan rigorosamente. 
A guardare indietro piuttosto che avanti l'emiciclo parlamentare ha trovato più intrecci nel mondo fiabesco collodiano, che così tanto attirano i lettori più piccoli per quelle bugie "che fanno sembrare più grandi e furbi", che nella realtà del paese.
Dalle semplici citazioni a opere rielaborate con l'ausilio di app e smartphone, Pinocchio è assurto a componente silenzioso e onnipresente del governo, di qualunque colore esso sia.
Un parlamentare silenzioso e invisibile, ideale convitato di pietra, utile da fare apparire nell'aula per denigrare Ancor prima di accusare questo o quel rappresentante di un partito avversario o un ministro della Repubblica.
Non importa, il personaggio bambino e bugiardo di Collodi si estrae dalla borsa, dalla memoria collettiva dell'emiciclo ogni volta che se ne sente il bisogno e lo si lascia lì ero a liberare nell'aria satura di bugie dell'aula parlamentare.
Pinocchio, ma non solo e qui spesso i frequentatori dell'emiciclo smarriscono un po' l'orientamento, confondono i ricordi; il burattino di legno diventato bambino era un bambino alla scoperta del mondo, di una realtà a lui sconosciuta e in quanto tale si fa influenzare via via dal Mangiafuoco, dal Gatto e la Volpe, da Lucignolo cui diventa amico. Sempre qui di in buona fede per redimersi alla fine, conscio degli errori fatti nel cammino.
Nella Seconda Repubblica il mondo collodiano trova ampio spazio nelle bugie di volta in volta propinate agli elettori più che ai colleghi ministri e parlamentari.
Bugia che ad ascoltarle dopo, a leggerle in qualche lancio di agenzia fanno sorridere, fanno arrabbiare, fanno discutere.
Più di tutto darebbero spunto ad un seguito di Pinocchio che il canovaccio è quasi pronto e i personaggi ci sono, belli e pronti e tutt'altro che provi di autore.
A chi ascolta o ha ascoltato quanto detto nell'emiciclo il 5 febbraio 2025 da due rappresentanti del governo, ministri, può essere scappato un sorriso sornione, ad altri uno sbuffo di rabbia, ad altri ancora un impropero, a seconda della simpatia politica. 
In generale è sembrato il momento ideale per rimarcare che le bugie hanno le gambe corte, vecchio adagio delle mamme sempre attuale, e che la verità prima o poi viene a galla.
Contestualmente è emerso quanto certe cariche con tutto il rispetto dovuto al passato e alla carriera oggi sono improponibili.
Seguendo l'adagio di Pinocchio viene da chiedersi in questo governo chi racconta la prima bugia e chi si accoda assecondando.




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