America, Russia, Riad e il Papa.
Una settimana che si chiude e si apre con molto da ascoltare, discutere, attendere.
Si parlerà di pace, di piani economici e finanziari futuri mentre quelli umanitari al momento non sembrano essere presi in considerazione da nessuna delle parti in causa.
Si parlerà, si discuterà in Arabia Saudita, di quella tregua tanto agognata da Kiev e forse anche da Mosca.
Si discuteranno i termini entro i quali annunciare finalmente un periodo di tregua che porti ad una pace duratura.
Forse sul tavolo delle discussioni cii saranno anche le condizioni di uscita del presidente ucraino Zelensky ormai destinato a lasciare spazio a nuove elezioni.
Non sembra esserci spazio per un cambio della guardia a Mosca, argomento mai preso in considerazione né dalla stessa Russia né dagli Usa di Trump.
Le delegazioni ormai sono impiegate in Medio Oriente in quella che sembra una difficilissima trattativa di pace. Colloqui preliminari che dovrebbero portare a quel mese di tregua "pasquale" richiesto a gran voce da Trump.
Una tregua cui la Russia come prassi prova a spegnere i toni del mondo occidentale e continua a bombardare l'Ucraina.
È una trattativa difficile, complicata, apparentemente senza fine.
È iniziata la primavera, contemporaneamente all'inizio dei lavori di Riad alle dimissioni dal Policlinico Gemelli di Papa Francesco e delle dichiarazioni cinesi sulla propria partecipazione ad operazioni di peacekeeping a fianco della coalizione dei volenterosi europei (invisi ai russi contrariamente ai cinesi).
Forse Riad sarà un successo, forse un clamoroso insuccesso. Gli interessi sul tavolo sono ad ampio raggio, economico, politico, strategico.
Siamo agli inizi di una delicata fase diplomatica con ben evidente sullo sfondo la presenza cinese.
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