Il vertice europeo si è trasformato presto in un vortice di dichiarazioni e polemiche.
L'Europa come Unione è una entità composta da 27 paesi ma sempre meno uno, quello che si toglie dai giochi senza neanche sorpresa in realtà.
Nel momento preciso in cui Ursula Von Der Leyen annuncia il riarmo europeo per il modico prezzo di 800 miliardi di euro in nome di quella difesa oggi fondamentale per una pace duratura scoppiano le polemiche.
I 26 meno uno, l'ungherese Orban alleato di Putin rifiuta la possibilità di riarmo dell'Ucraina poiché considera questo un piano di guerra, osservano che il riarmo, l'uso dei fondi di coesione (evitare di dirottare fondi per la coesione sulla difesa), possa incidere negativamente sui bilanci già negativi di alcuni paesi.
Si solleva il dubbio dell'efficacia sul piano di difesa, sulle eventuali truppe europee da inviare a Kiev.
Fra i mille abbracci al presidente Zelensky dopo gli schiaffi americani, c'è sullo fondo il ruolo traballante della Nato, più indirizzata oggi a smarcarsi dall'Europa piuttosto che a continuare sulla linea indicata e percorsa negli ultimi ottant'anni.
Orban, Von Der Leyen, Zelensky, Meloni e Trump in ordine sparso hanno dato vita ad un vortice geopolitico che sembra ricadere sui soliti noti, sulle tasche dell'Europa e sulle vite degli ucraini.
Un vortice straordinario (come detto da Von Der Leyen) ma anche straordinariamente confuso, confusionario, in nome e per conto della pace certamente ma che si scontra con due entità diverse e divise: Europa e Nato.
Un vortice che ha dato vita ad un piano di riarmo.
Lontano quindi da un piano di pace.
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