Domenica delle Palme

Sumy è una cittadina ucraina che si trova a 50 km dal confine russo, nella parte nord orientale. Il calendario segna in rosso la giornata di domenica 13 aprile 2025: Domenica delle Palme, l'ultima domenica prima di Pasqua. È la domenica dei rami d'ulivo benedetto portati nelle case.
A Sumy come in qualsiasi altra città dell'Ucraina. 
C'è chi passeggia verso casa, chi porta i figli o i nipoti in chiesa, verso il parco giochi, chi semplicemente aspetta un bus. 
È una domenica apparentemente come tante altre a Sumy, il cielo non è primaverile, è grigio, ma resta un dettaglio in una delle giornate più importanti della liturgia cristiana.
Sono passati due mesi dalle proposte americane di pace, due mesi in cui il presidente russo Putin ha ignorato ogni riga, ogni frase. Di più. Sono trascorsi Appena due giorni da quando Witkoff, inviato americano, ha incontrato Putin.
Un Venerdì Santo con tanto di foto, stretta di mano ad uso stampa, dichiarazioni preconfezionato per la stessa.
Nei giorni intercorsi fra tutti questi incontri diplomatici e telefonate presidenziali la Russia non ha mai smesso di bombardare l'Ucraina, anzi. Le zone di confine a controllo russo sono sempre state nel mirino dei missili di Mosca.
A Sumy si cerca una pace difficile da trovare, un momento sacro dentro il quale trovare quei sorrisi che rischiano di andare perduti.
Accade che fra i rami di ulivo, le auto in sosta, le fermate dell'autobus il cielo deflagri a terra con tutta la sua forza; una tempesta di polvere e fuoco che non lascia spazio alla fuga, al riparo. L'attacco missilistico russo lascia sul campo 34 morti e centinaia di feriti, carcasse di auto annerite dal fuoco, case sventrate dall'esplosione, dall'onda durto, colonne alte verso il cielo di fumo nero e denso. 
Le immagini che giungono in occidente tremano, hanno la forza di un pugno allo stomaco: come spieghi ad un bambino ferito il perché di un simile atto?
Inevitabile il tam tam di dichiarazioni che i vari leader occidentali hanno rilasciato, tutti, non solo quelli più vicini all'Ucraina: un attacco vile, barbaro, di stampo terroristico.
Una strage che manda su tutte le furie Trump e l'errata convinzione di poter chiudere in fretta ed entro Pasqua questa guerra. Una strage che toglie forza alle diplomazie al lavoro, che ferisce a morte Zelensky e che lascia indifferente l'aggressore, ma su quest'ultimo punto non ci sono mai stati dubbi.
Ora come si muoverà l'Europa, la "coalizione dei volenterosi"? Entrerà in gioco la Cina rompendo lo storico equilibrio che la lega alla Russia? E gli Usa resteranno ancora lontani minacciando ritorsioni economiche che non sembrano scalfire l'operato russo?
A Sumy la polvere si è posata. Quel che rimane è una fila di corpi coperti da teli neri. Istantanea di una domenica diversa dalle altre.
Rimane lo stesso cielo grigio di prima, l'odore acre e altalene annerite.
Il confine russo dista solo 50 km l'Europa oggi sembra molto più distante.



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