Accade a poche ore dai colpi israeliani verso il corpo diplomatico internazionale in visita a Jenin in Cisgiordania, in uno dei tanti tremendi campi profughi (ritorna alla memoria l'attacco Idf ai caschi blu nel sud del Libano dello scorso anno). Accade dopo un biennio di guerra devastante in un'area geografica devastata. Accade dopo giorni di annunci ed inviti; annunci di azioni di guerra definitive, infinite e crudeli. Inviti a chi abita la Striscia di Gaza a spingersi a sud, in un lembo di terra che non basta, non può bastare.
Accade che gli spari escano dai confini medio orientali e arrivino a Washington, capitale degli Stati Uniti, colpiscano a morte l'ambasciata israeliana. L'omicida alla coppia israeliana ha ineggiaro al momento dell'arresto "Free Palestine", quasi scontato così come spaventa il luogo dell'attentato e la facilità di reperire armi da fuoco come il recente passato americano racconta. E in questo caso rende più drammatico il futuro.
A Gaza continuano paralleli i bombardamenti israeliani e il blocco degli aiuti umanitari per la popolazione civile.
Netanyahu vuole il controllo totale della Striscia, riducendo ancora di più alla fame un popolo intero.
È una crisi che va oltre Hamas ed Hezbollah, che va oltre i fatti del 7 ottobre 2023.
Nella Striscia di Gaza va in scena il piano di annientamento di un popolo da parte di un altro. Un'operazione di guerra cruda dove ospedali, scuole, campo profughi tutto diventa terreno di guerra.
Adesso siamo, inevitabilmente guardando i fatti del passato, agli attacchi oltre frontiera,bin ogni luogo dove sia possibile colpire Israele, gli amici e la Palestina. Come il passato in questa area geopolitica ci insegna.
Colpa dell'insicurezza israeliana che non riesce a dare una terra sicura al proprio popolo? Si, colpa di Netanyahu senza dubbio, colpa di una strategia politica che travalica il meri aspetto politico e sfocia in guerra, guerra che coinvolgendo due parti adesso risulta fuori controllo.
Colpa anche di un radicato fanatismo che vive e prolifera nella stessa area geopolitica. Non siamo ai tragici livelli degli anni '70 e '80 come anche Roma conosce, ma questa nuova esplosione di antisemitismo frutto apparentemente di azioni di "lupi solitari" fa salire l'angoscia del mondo intero.
Mondo occidentale che appare diviso fra "amici di" e "nemici di" in un tourbillon di dichiarazioni, telefonate, incontri che non stanno portando da nessuna parte.
Nel mezzo una tregua che non c'è, generazioni di palestinesi cancellate o ridotte alla fame.
L'uso delle armi da parte dell'Idf (ricordiamo: le forze speciali di Israele) per rappresentare il fastidio di "sopportare" una delegazione diplomatica nei territori sotto controllo di Tel Aviv. Delegazione numerosa, 25 paesi coinvolti, quindi ampiamente programmata e comunicata.
E se l'attacco in Cisgiordania fosse una risposta alla decisione UE di interrompere ogni accordo economico con Israele?
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