La routine

Adesso che il fumo si è spento su San Pietro è il tempo del ritorno alla normalità, soprattutto su TV e giornali. Lentamente in attesa della messa di intronizzazione del nuovo Pontefice domenica 18 maggio fra le pagine di tutti i giornali o nei servizi di apertura dei tiggì c'è lo spazio per l'analisi papale, delle parole dette, scritte, pronunciate che seguono le biografie snocciolate in più lingue e finalmente le news del mondo fuori dal Vaticano, quello che è molto più vicino a noi per il nostro coinvolgimento professionale, economico e sociale.
Habemus Papam quindi e riprendere il cammino quindi.
Accidentato verrebbe da dire ad una prima ed attenta analisi.
Riprendiamo la normale routine fatta di polemiche e manovre di governo che in questa settimana si sono susseguite forse con un po' troppo silenzio. 
In silenzio arrivano le manovre, i premierati, la campagna elettorale referendaria (all'8 e al 9 giugno manca davvero poco) voluta dai sindacati, soprattutto CGIL, ed invisa neppure tanto velatamente anche alla seconda carica dello Stato (bisognerebbe essere in grado di comprendere l'importanza dei ruoli ricoperti e delle parole dette, come e dove, parere personale). Il buon viso a cattivo gioco di destra, più salviniana che di governo, per l'elezione di Leone XIV (forse invidia per l'uscita sui costruttori di ponti?), lo spettro dei dazi americani verso la Cina e la scelta UE di interrompere i negoziati con Washington: Europa certo non solo Italia ma che riguarda ecco e anche la nostra economia e la girandola americana di dazi ed interessi tiene costantemente i mercati in fibrillazione.
E poi il brutto affare Almasri inseguito da mandato di cattura internazionale e riportato a casa con volo di Stato, il nostro. Un brutto affaire che riguarda Giustizia, Interno, Esteri, insomma buona parte del governo.
Torniamo a quella routine che ci dice che nemmeno noi possiamo decidere quando sentirci liberi; la questione Fine Vita non è meno importante di altri fondamentali diritti civili, riguarda solo ed esclusivamente la sfera personale,privata e no, non dovrebbe essere un governo a decidere per noi. Ma così è perché è argomento difficile da affrontare nel nostro paese e forse il fatto di essere vicini di casa del Vaticano ottenebra più di una mente.
Toccherà alla Corte Costituzionale decidere se in Toscana, alla Regione come istituzione, si può decidere l'ultimo "quando è" della propria esistenza.
Sarà una settimana di normalità appunto, quella che in fondo con il Conclave avevamo provato a nascondere sotto il tappeto assieme alla polvere.
Le solite cose italiane senza allargare troppo la visuale oltre confine che davvero non conviene.

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