Tregua, anzi tregue.
Finalmente, durature?
La settimana che ha visto l'elezione del nuovo Pontefice trascinava con sé la criticità della situazione bellica fra Ucraina e Russia con la tregua di tre giorni in occasione della parata della Vittoria chiesta da Putin (per gli ottant'anni della vittoria sul nazismo), il viaggio in treno senza italiani al seguito della coalizione dei "volenterosi", GBR, Francia, Germania e Polonia. La paura del grande bluff visto il passato più recente è presente e tangibile anche perché si è arrivati al weekend appunto con tregua e bombardamenti.
Nella notte di domenica 11 maggio 2025 l'annuncio da parte sia di Zelensky che di Putin di trovarsi allo stesso tavolo il 14 maggio ad Istanbul. E che fino a poche settimane fa sembrava lontanissima e improbabile.
Forse Putin si è sentito indebolito sia per la compattezza insolita dell'Europa e l'interesse americano per l'Ucraina e le sue terre rare.
Forse sarà così, forse sarà l'ennesimo grande bluff, forse la politica interna russa descrive un quadro più critico di quanto venga detto in Occidente. Tanti se, tante promesse e parole cadute negli anni.
Chiudiamo una settimana a suo modo storica con una lieve speranza di veder cessare il conflitto nel cuore dell'Europa.
Ad Istanbul sembra chiaro che si vedrà chi fra Kiev e Mosca vuole davvero la pace.
Tregue però si diceva.
Con meno riflettori addosso rispetto ad altri conflitti in corso nel mondo la settimana appena conclusa ha trascinato con sé la crisi fra India e Pakistan, nei territori del Punjab e Kashmir. Una crisi storica e purtroppo radicata nella storia dei due paesi che però ha vissuto proprio ora una crisi senza precedenti dopo un ventennio quasi pacifico. I bombardamenti indiani su strutture civili e infrastrutture pakistane ha rischiato di vedere trascinare un'intera area geografica in un conflitto nucleare, nucleare che arma entrambi gli eserciti. Ufficialmente l'intervento indiano era mirato a colpire terroristi presenti nella regione, scusante-giustificazione ormai diffusa in tutti i conflitti. Il possibile conflitto oggi lare rientrato, chiudo in questo intervento lampo, forse ascoltando le richieste sia cinesi che americane.
Che sia tregua duratura è presto per dirlo perché ufficialmente gli eserciti sono ancora in stato di allerta; quantomeno i bombardamenti sono cessati. Resteremo a vedere questa settimana di metà maggio cosa ci possa portare. Teniamo buona anche questa bozza di tregua.
E poi dove?
Mar Rosso, Yemen.
Crisi fra Sana'a occupata dalle milizie Houthi, e dall'ombra lunga iraniana, e Israele (e di riflesso vista la posizione geografica dello stato yemenita sugli scambi commerciali di gran parte dei paesi europei). Lanci di missili lungo i cieli di tutta la penisola araba per colpire ora Tel Aviv ora Sana'a.
E nel mentre le navi da guerra americane di stanza nel golfo hanno bombardato le milizie ribelli fino ad ottenere una tregua agli scontri bipassando Israele che ora vede l'americano Trump un po' più distante.
Trump sembra aver lasciato Netanyahu solo dopo l'incontro a Washington e la successiva ripresa dei bombardamenti sulla Striscia.
Trump che sembra più vicino alle indicazioni dell'Arabia Saudita rispetto ai giorni della campagna elettorale e dell'insediamento alla Casa Bianca.
Una tregua in Medio Oriente che inevitabilmente coinvolge l'Iran, il progetto nucleare (civile e militare), le mire imperialiste degli Ayatollah come testimoniano appoggi decennali ai vari movimenti estremisti siriani, libanesi palestinesi.
Una annunciata tregua nel Mar Rosso appena prina dell'incontro con i paesi arabi, qualcosa di inaspettato.
Sarà duratura? Quanto coinvolgerà Israele che sembra non voler ascoltare nessuno e annientare ogni persona ed ogni cosa presente nella Striscia di Gaza?
Tregua, anzi tregue.
Che sia un inizio sotto il cielo d'Arabia?
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