Alba di tregua

Quindi, ricapitolando:
Trump da "i 15 giorni agli ayatollah iraniani" mentre gli stessi bombardano Israele, che a sua volta sta bombardando Teheran. Ancora: Netanyahu e Trump decidono che è ora di un cambio ai vertici iraniani, di chiudere vecchi e nuovi conti in sospeso.
Quindi: gli Usa decidono di entrare in guerra al fianco di Israele e bombardano i siti nucleari iraniani nonostante non siano trascorsi i 15 giorni di valutazione della situazione da parte americana.
E allora: annunciato il successo della missione lampo Trump alza il pollice verso il cielo e torna al golf.
A Teheran che succede? Succede che continuano a cadere dal cielo bombe, missili, fuoco e fiamme su siti sensibili, sui luoghi dove sono detenuti migliaia di oppositori al regime degli Ayatollah.
E Khamenei, Guida Suprema iraniana?
Parla poco, esterna dal bunker in cui si trova, nessun accenno al cambio dei vertici auspicato da Trump più volte.
Ma allora: forse è la fine del conflitto, forse si chiude questa nuova pagina di guerra che infiamma il Medio Oriente.
No, non ancora almeno. Sul finire di lunedì 23 giugno 2025 nuove bombe iraniane cadono su Israele, su case ed ospedali (e si ritorna a pensare a Gaza, alle sue macerie ancora fumanti). Persone in fuga, rinchiusi nuovamente nei bunker.
Ma non è tutto qui questo lunedì di fine giugno.
Lo scenario di questo folle e irrazionale inizio d'estate si sposta in Qatar ed Iraq, sulle basi americane li presenti.
Le foto che ci mostrano tre graduati iraniani illustrare una grande cartina dell'Iran e degli altri paesi arabi con le traiettorie compiute dei missili lanciati verso le basi USA. E ovviamente, come ogni regime insegna, "è un successo!" ma in realtà le stesse basi erano prive di personale, vuote, come se qualcuno o qualcosa avesse avvisato gli Usa.
E Netanyahu? E Khamenei? E Trump?
All'alba del 24 giugno 2025 dopo i nuovi bombardamenti iraniani sugli ospedali israeliani c'è l'annuncio americano dell'inizio di una tregua fra Tel Aviv e Teheran con tanto di plauso ai due contendenti da parte di Trump.
Inizia alle ore 7 del mattino e pazienza se nella realtà delle cose prevalgono paura ed angoscia; per il suono sinistro delle sirene antimissile, per le corse nei bunker che non sembrano destinate a finire a breve.
Rimane la paura, l'angoscia per un futuro palesemente in mano a persone folli.
Dentro questa tregua apparentemente fragile, debole, c'è la speranza che gli oppositori dei regimi, degli estremismi abbiano l'occasione di ribaltare un mondo che neanche tanto lentamente sta implodendo.

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