Estate. Estate 2025 per l'esattezza.
Estate di guerra, ufficialmente entro 15 giorni, a discrezione dei protagonisti.
Che sono tanti purtroppo. Una macchia d'odio che si espande sulla superficie del mondo.
Mondo che al prossimo cambio di stagione non avrà limiti e confini oggi conosciuti. Né forse gli stessi storici, bellicosi protagonisti.
Il calendario, quello gregoriano almeno segna il 22 giugno dell'anno domini 2025.
Dicevamo 15 giorni, come preavvisi sulle dimissioni o licenziamento. 15 giorni a discrezione di Trump, il presidente americano eletto per volontà americana e di Dio, che a quanto pare adora le stelle strisce, che giurò di riuscire a portare la pace nel mondo entro pochi giorni dall'insediamento; a prometterlo visto il numero di conflitti in corso nel mondo a gennaio di quest'anno era mossa che non sarebbe passata inosservata e di sicura presa sull'opinione pubblica e sui sostenitori del suo movimento MAGA. Metterla in opera decisamente più difficile. Ad oggi, irrealizzabile.
Ad oggi, un secondo oggi, no.
Dall'annuncio dei "15 giorni a Teheran" come nei migliori uffici del mondo sono passati pochi giorni e alle 2 di domenica 24 giugno 2025 gli Usa sono entrati in guerra, al fianco di Israele contro Teheran.
Dopo giorni di movimenti di mezzi bellici nel sud del mondo, dalle basi negli oceani fra gli atolli sono salpate navi, sommergibili, decollati aerei invisibili, i bombardieri B-2 gli unici capaci di trasportare le bombe capaci di penetrare a fondo nella roccia, quindi nei bunker atomici iraniani.
E' successo quando in Occidente era notte, quando l'Occidente dormiva, non pensava ad un attacco improvviso e forse letale.
A noi al risveglio sono arrivate le immagini direttampdalla Situation Room americana con i vertici Usa intenti ad osservare missili, aerei, ascoltare trasmissioni radio, a fare ok con i pollici alti e corna scaramantiche.
Usa in guerra quindi e il resto del mondo? Quella diplomazia così assente in certi quadranti del mondo?
A chi legge un giornale o ascolta un telegiornale l'Europa soprattutto e' rimasta sorpresa dalle decisioni di Trump che le decisioni importanti sembra prenderle fra una partita di golf e l'altra, annunciandole al mondo con una pochezza di eloquio da sembrare quasi una caricatura.
Adesso c'è da definire il "dopo", il futuro sia di Israele che di Teheran, di Khamenei soprattutto, nascosto in uno dei suoi tanti bunker dislocati in luoghi sicuri. L'appoggio che la Russia da all'Iran forse complica le cose o forse le lascia aperte ad una secondo fase del conflitto, quello che coinvolge non più solo Israele e gli Ayatollah ma l'Europa che non può più fare finta di nulla e deve districarsi fra due conflitti estremamente vicini e complicati, la Cina i cui rapporti commerciali con l'Occidente coinvolgono necessariamente l'Iran e il golfo di Hormuz, gli Usa che fatto il primo passo non possono più fermarsi ormai anche per non rischiare di isolare all' improvviso Tel Aviv.
Una situazione che inevitabilmente porterà ad allargarsi a macchia d'olio il conflitto in Medio Oriente quasi che fosse in realtà la resa dei conti definitiva di Israele e Usa nei confronti del nemico comune, Iran.
Mentre sotto il solleone tutto il resto del mondo protesta, sfila ma subisce e sta a guardare.
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