Istanbul, riarmo, memorandum, difesa, intelligence.
Tutti termini che nel weekend del 2 giugno 2025 abbiamo sentito e risentito su tutti gli organi di stampa forse anche più di ciò che riguardava la nostra Repubblica.
E a Istanbul si affianca Vilnius, Lituania, per un summit Nato. In entrambi i casi, pesante l'ombra della Russia e dell'Ucraina, o dell'Ucraina e della Russia che nonostante summit, incontri, memorandum proposti e consegnati alle controparti restano in guerra. Una guerra che dal fronte, dai tanti fronti esistenti ormai, si sposta alla diplomazia; guerra di diplomazia che si combatte a parole, a gesti, ad abbigliamento (elegante come ad un ricevimento quello russo, nero, militare quello ucraino).
Si combatte in ogni modo compiendo una evoluzione inquietante dalla guerra cinetica (quella in cui spara il cecchino cioè) a quella da remoto, con la presenza di droni, comandi da remoto, capaci di colpire in profondità, vicino al cuore del nemico.
E dopo questo ulteriore faccia a faccia turco non c'è la tregua dopo tre anni, non c'è il cessate alle armi. L'accordo partorito dalle parti coinvolte riguarda ostaggi, feriti, salme (12mila, un numero esagerato), militari, forse i bambini ucraini deportati a forza in Russia.
E a Vilnius dopo il raid in profondità degli ucraini contro le basi russe la richiesta di inasprire le sanzioni economiche contro la Russia.
Attacchi per inciso che a ridosso degli incontri hanno messo in dubbio lo svolgersi degli stessi.
Cosa resta dopo Istanbul, il memorandum russo che ribadisce la volontà di non scendere a compromessi, e Vilnius?
La guerra, l'assenza americana nonostante il vertice Nato (anche se il ministro della difesa italiana Crosetto è certo che gli Usa non lasceranno mai solo l'Europa), la certezza che la Russia ha pianificato un futuro torvo, la pochezza dell'Unione Europea e dell'Europa in sé se Starmer, premier britannico afferma di diversi preparare alla guerra.
Una pochezza che spicca per progetti di riarmo, di spese militari in aumento come mai prima.
Rimane la guerra, quella che purtroppo si pianifica, difesa, anche in tempo di pace e che non è così lontana dal nostro paese.
È stato anche il weekend delle elezioni in Polonia; hanno vinto i sovranisti.
E dentro questa riga ci sono molti dubbi e paure per il futuro.
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