Com'è vivere in una città che si riempie di turisti, che apre poli museali ed organizza eventi musicali e non praticamente tutte le sere d'estate?
Una città che il più delle volte da l'impressione di essere osteggiata soprattutto dai suoi abitanti.
Eppure è una realtà piccola, centomila abitanti sono l'equivalente di un quartiere in qualsiasi altra città italiana, a misura d'uomo si direbbe.
Ecco, forse in questo caso è la misura ad essere sbagliata.
È più facile certamente essere polemici osservando quanto si decide nelle sale comunali, nelle giunte. Non partecipi perché il coinvolgimento prevede un grado di partecipazione maggiore, totale, assisti. Il cittadino medio di questa piccola città assiste e critica ora una giunta, ora un'altra per quella par condicio che nasce dal criticare a prescindere senza essere parte attiva in nulla.
E non è solo l'uomo comune a lanciare ipotetici strali dal tavolino del bar ma anche chi il bar lo apre, chi del proprio negozio alza la serranda ogni mattina.
Com'è vivere in una città che si riempie di turisti, che apre poli museali ed organizza eventi musicali e non praticamente tutte le sere d'estate?
È vivere fianco a fianco della critica, è fare, assistere, fare parte di una minoranza sempre e comunque arrabbiata, ostinata e contraria.
È assistere a musica dal vivo che ravviva un Castello su un colle morenico, musei che si aprono nei giorni di festa per chi è curioso di vedere una parte della storia. È vedere "live" come si gira un film, più di uno e farne quasi parte.
Al netto di tutto è vedere negozio pieni e turisti curiosi, sapere che qualcuno apprezzerà quel che si offre anche se c'è chi si mette contro, di traverso, che non crede sia una cosa positiva un quadro, un ciak, una nota musicale o un passo di danza.
E chiude lasciando la città zoppa, svelandola disunità, lontana dalla realtà e dal tempo, unica suo malgrado.
È vivere in un controsenso bellissimo.
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