James Walsh, evadere con un bottone


Evadere dalla propria prigione con la forza di un bottone, un piccolo disco di metallo che solitamente costituisce un ornamento ad una camicia, una giacca, una divisa. Un dischetto piccolo che infili in un occhiello per chiudere un indumento. Una divisa particolare in questo caso. 

Si può evadere rimanendo chiusi, quasi immobili in uno spazio angusto, delimitato da pareti bianche, uno spazio limitante che diventa confine da superare con i ricordi della vita di prima, con le immagini del nuovo mondo scolpite in mente. Le pareti bianche in calce diventano foglio, spazio infinito dove fissare nel tempo la propria idea di libertà. 

Il disegno, l'insieme di tutti i ricordi e degli studi fatti in una vita che è per forza di cose lontana fermano il tempo, lo allungano all'indietro, ai tempi forse dell'istruzione classica, lo proiettano in avanti in quello che e' il nuovo habitat.

Partiamo dall'inizio, dalla prigione australiana di Fremantle; città a 20 km da Perth, sul mare, nella regione del West Australia. La prigione di Fremantle ha la particolarità di essere l'unica prigione patrimonio dell'Unesco (ed unico sito di Perth a fregiarsi di tale riconoscimento). Oggi il sito è meta turistica, preservata dall'Australia come simbolo della migrazione forzata di oltre 165.000 detenuti nell'isola tra il 1788 e il 1868.

La prigione inizialmente poteva ospitare mille detenuti provenienti dall'Inghilterra e probabilmente destinati a non rimettervi più piede ma dopo i lavori di ampliamento fra il 1851 e il 1859 eseguiti dagli stessi detenuti il loro numero aumento di nove volte. La scelta di Perth, della costa occidentale quindi è stata quindi obbligata dalle rotte di navigazione e dalla facilità di attracco delle navi battenti bandiera inglese.

E' il 1852 quando un impiegato vente ne di nome James Walsh viene condannato dall'Old Bailey (la Corte di Giustizia di Londra) a 15 anni di deportazione in colonia penale proprio in West Australia. Il giovane è accusato e condannato per questo per aver rubato su commissione due diamanti. In quel preciso momento Walsh è certo che la sua vita sia finita, finirà lungo il tragitto verso l'Australia. Vi approderà il 10 agosto del 1854 a bordo del Ramillies, assieme ad altri compagni di detenzione.

James Walsh occupa una cella piccola, alta e stretta delimitata da grosse pareti in pietra. Lui è da solo e quindi il suo giaciglio consiste in una amaca bianca sollevata da terra e appesa a dei ganci posti sulle pareti più corte. Ha a disposizione una finestra grande quasi come metà parete, uno sgabello ed uno scrittoio ed un bugliolo per espletare i suoi bisogni. La nuova vita agli antipodi dell'Inghilterra consiste in queste poche cose. Il resto dei due anni che trascorrerà nella prigione di Fremantle li passerà come molti altri dei suoi compagni di prigionia lavorando all'ampliamento della struttura stessa.

Nel 1964 la prigione è cambiata, ristrutturata in alcune sue parti; la ristrutturazione riguarda le vecchie celle dei primi deportati giunti sull'isola. Le celle giudicate troppo piccole vengono destinate ad archivi e magazzini. La struttura negli anni sessanta non era quella che oggi è un sito tutelato dall'Unesco e meta turistica ma una struttura carceraria che necessita di interventi di consolidamento. L'aria del mare si sa, sgretola pietre e mattoni e pareti con intonaci obsoleti spesso e volentieri si sgretolano soltanto toccandole. Accade così anche per quella che fu la cella di James Walsh. Una guardia carceraria stacca un grosso pezzo di intonaco in modo piuttosto maldestro.

Walsh era un impiegato oltre che un ladro e si può presumere che avesse anche una cultura scolastica di base, che sapesse contrariamente a molti compagni di sventura, leggere e scrivere. Forse non sapeva nulla della Colonia Penale lungo lo Swan River, né di Perth e di come fosse diverso quel nuovo mondo dalla grigia e fumosa Londra di metà ottocento. Non c'erano di certo palazzi che si ergevano verso il cielo, ricoperti da una spessa coltre di fumo e cenere, nemmeno palazzi sfarzosi. Perth per quanto possa sembrare oggi strano è una città moderna, letteralmente per ubicazione e stile agli antipodi di Londra. Il richiamo più forte alla lontana Inghilterra James lo trova nei ritratti dei reali e nelle effigi che adornano la prigione.

Sappiamo che esce da Fremantle per quattro mesi, che ci prova a tornare alla vita di prima ma sappiamo anche che torna alla vita sbagliata di prima; viene nuovamente arrestato per aver falsificato una banconota da una sterlina. Il disegno del resto era una sua passione fin dai tempi dell'infanzia. Con la tecnica dell'acquerello passava ore a dipingere il mondo circostante. Nonostante forse ci potessero essere dei fondati motivi per reiterare un reato sia pur di minore entità Walsh fu condannato ad otto anni di reclusione.

E mentre gli anni passavano, il nuovo mondo progrediva e da colonia penale assumeva via via uno status di importanza vitale per l'economia dell'impero britannico. L'isola così lontana da Londra si espandeva anche verso est, nella zona costiera sul Pacifico, dopo le grandi pianure e il deserto. James Walsh osservava la cella ogni istante della sua giornata, osservava il bianco troppo vuoto delle pareti, la luce che rilasciavano. Osservando a lungo il bianco di quelle pareti probabilmente gli venne l'idea di evadere, di attorniarsi ancora di quelle cose che per poco aveva visto e vissuto del nuovo mondo.

Il bordo del bottone della divisa graffia l'intonaco con delicatezza, un movimento lento e sicuro, dal basso verso l'alto a tracciare cerchi, linee, quadrati. James lo ha staccato dalla divisa e lo usa come penna, carboncino, pennello, come strumento per evadere, andare altrove, dove i pensieri si quietano e si fanno dolci, decisi, precisi. Ogni tratto sul muro e' un ricordo, un modo di ricordare.

Walsh viene rilasciato nel 1867; rimase in Australia e riprese il suo vecchio lavoro. Lavoro come impiegato e pittore fissando nei suoi acquerelli la Colonia dello Swan River e la vita dei nativi australiani. Lasciò in eredità una dozzina di acquerelli.

Durante i lavori di manutenzione al magazzino danneggiato nel 1964 un operaio scoprì una scritta sul muro; "J Walsh ha lasciato questa cella il 9 marzo". Non ci fa forse caso, una scritta sul muro di una cella non è cosa rara. Gratta, la parte danneggiata di intonaco deve essere tutta scoperta ed proprio in questo momento che sia copre l'evasione di James Walsh con un bottone in mano. Prima appare quella che sembra la base di un capitello greco, poi il lembo di una tunica forse romanica. Gli operai cominciano a staccare l'intonaco con la delicatezza di chi alza la tela su un'opera d'arte. 

Vengono alla luce tratti decisi, chiari. Disegni ricchi di dettagli, volti greci e romani, scene raffiguranti soldati e vestali dell'impero romano, della mitologia greca. Il volto della Regina Vittoria. Gli studi che Walsh ha potuto compiere lo hanno aiutato a trovare una via di fuga da una cella piccola e fredda.

Oggi le opere di Walsh sono visibili nel corso del tour turistico nel sito carcerario di Fremantle, in quella che fu la sua cella, e presso la Articoli Gallery of Western Australia dove sono esposti i dodici acquerelli rappresentanti la vita dei nativi australiani e il ricordo della vecchia colonia penale.

Un bottone, solo con un bottone.



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