La Storia che non si legge

Osservo mentre si avvicina Natale anche quest'anno quello che rimane nel mondo. Quello che nonostante buoni propositi evidentemente male interpretati o dell'effettiva valenza di fumo negli occhi, aspetta in attesa una pace che indichi la via ad una nuova vita. Su carta possibile, studiata e decisa nelle sedi competenti come un qualsiasi "piano quadro". Manca a differenza di un buon "piano quadro" la data di inizio lavori, la data che certifichi che da quel momento in poi non cadranno giù dal cielo bombe né missili, che non ci sarà più a tormentare l'aria fumo acre e nero né il sinistro ronzio di droni armati come caccia bombardieri.
Non c'è una data quindi per dire finalmente "da oggi si vivrà in pace a tempo indeterminato", no.
Appare oggi difficile anche solo poter pensare di aggiungere una data ai tanti, troppi e confusi a volte, colloqui di pace che stanno agitando le varie diplomazie del mondo. Forse il mondo attuale durante il lungo dopoguerra di relativa pace seguito alla Seconda Guerra Mondiale non si è speso più di tanto per cercare di mantenere l'equilibrio trovato anche se instabile, spesso appeso a fili diplomatici quasi invisibili.
Si è lasciato sedimentare odio civile, sociale e politico anche davanti ai grandi eventi che hanno scosso il mondo, che lo hanno cambiato quasi "senza colpo ferire", che hanno avuto la forza di ridisegnare confini, abitudini.
Era quasi inverno non proprio Natale quando cadde il muro di Berlino, simbolo storico della divisione del nuovo mondo plasmato dopo la caduta del Reich nazista; era il 9 novembre 1989 e inebriati dalla fine di una divisione del mondo in due blocchi (filo americano e filo sovietico) non ci siamo accorti di quello che sarebbe successo. Non siamo stati forse capaci di prevederlo in verità. 

La Storia insegna sempre basta saperla leggere, studiare e capire. Insegna che non basta dire che una cosa, una condizione sociale e politica è finita. Insegna che prima di ogni altra cosa bisogna tracciare delle linee guida che indichino "la strada da seguire", che citando Calamandrei (uno dei padri della Costituzione Italiana) siano presbiti, che sappiano cioè guardare lontano e garantire quindi alle persone e ai popoli coinvolti in questo tipo di cambiamento leggi fondamentali a garantirne i diritti sociali e politici. La Storia insegna anche che difficilmente senza consenso le rivoluzioni continuano, si cementano e dal giorno della caduta del Muro il mondo liberato è stato lasciato andare da solo incontro al proprio destino; abbiamo assistito a disgregazione sanguinose, conflitti che hanno portato alla fine di sogni ed utopie forse a due passi dai confini italiani. Dittature date per defunte rispolverate e ritornate a nuova vita nella quasi totalità dei nuovi stati sorti dopo la frantumazione dei due blocchi cui accennato sopra.
Era il giorno di Natale del 1989 quando i dittatori rumeni sono stati fucilati dai propri connazionali dopo anni di sofferenze e soprusi per pregati dalla classe dirigente del paese nei loro confronti. 
La fine di un regime, dittatoriale o meno. crea sempre un nuovo regime che nel tempo si adatterà ai propri tempi, al proprio periodo storico. Anche questo la Storia degli ultimi trent'anni ce lo ha insegnato e anche in questo caso non siamo stati in grado di ascoltare, leggere, interpretare segnali e passato recente.

In questo 2025 il Natale alle porte non porta nulla di buono, nulla di positivo; le guerre in corso che secondo le dichiarazioni di parte (spesso dalle parti di Washington...) sono finite o stanno finendo parlano di villaggi saccheggiati e dati alle fiamme con un inevitabile tributo di vite umane nel cuore dell'Africa, dal Niger al Sud Sudan. Ci racconta come in Ucraina ancora si muoia sotto il fuoco e i bombardamenti dell'esercito russo; la tregua se non la pace era stata annunciata per gennaio dell'anno in corso, poi a Pasqua. La realtà racconta che non basta l'arroganza delle parole, accordi prima di tutto economici e "nel solo interesse di una parte coinvolta" (a seconda delle volte in cui ci si siede al tavolo delle trattative, ora e' interesse russo, ora americano, quasi mai ucraino), aggredire l'interlocutore. Servono idee chiare, un programma per il dopo, prima di tutto persone capaci. 
E mentre ormai in tutto il mondo si addobbano case, alberi di natale rigorosamente con destinazione sociale spostando l'obiettivo più a sud dell'Europa, nella Striscia di Gaza per la precisione l'effetto è del tutto simile ad un pugno allo stomaco. Attualmente dovrebbe essere in vigore la tregua fra Israele ed Hamas ma nella realtà quotidiana le bombe di Tel Aviv continuano a cade sulle macerie di Gaza, le tendopoli continuano ad essere allagate da piogge e sferzate dalle tempeste che in questi giorni stanno colpendo il Medio Oriente. E si continua a morire, come anche la Storia dice, ripete, conferma. Politicamente instabile dai tempi dei Romani, incapace di trovare equilibrio stabile fra le varie anime che la compongo (cristiana, ebraica, musulmana, ortodossa in ordine alfabetico) è diventata suo malgrado una zona simbolo dell'instabilità politica e sociale. Rimane nell'ombra in tutta l'area medio-orientale l'aspetto economico che coinvolge buona parte degli stati facenti parte del G8, ognuno con interessi diversificati nell'area.
La Storia proprio qui avrebbe potuto essere riscritta dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale, forse la Società delle Nazioni, madre dell'attuale ONU, sperava di riequilibrare tanto l'area geopolitica quanto ripagare il popolo ebraico dei drammi subiti. Nessuno nel 1948, anno di costituzione dello Stato d'Israele, è stato però tanto presbite dal guardare alle conseguenze nel lungo periodo.

Lungo periodo che ci porta ad oggi, alla vigilia del Natale 2025, alle immagini di padri e madri di età indefinite piangere stringendo al petto piccoli sacchetti, ora bianchi ora verde di quel verde tipico degli ospedali. Sono figli, neonati, vinti dal freddo, dalla cattiveria dell'uomo che nonostante usi parole come tregua e pace dentro di sé sa che tutto questo finirà quando non ci sarà più nessun nemico.
Anche questo, con altri ruoli, con ruoli forse invertiti, la Storia lo insegna, ce lo ha fatto vivere e capire sulla pelle.





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