Come Filippide


Come Filippide

Perché come Filippide, o Fidippide ? Perché suo malgrado, la sua impresa lo ha reso immortale, regalandogli l'immortalità del gesto, della sua tragica fine.
Filippide non fu un atleta, anzi, fu un soldato ateniese che nel 490 a.c. corse un giorno intero per raggiungere Sparta e chiedere aiuto. Non fu atleta no, fu un emerodromo, dal greco antico appunto " colui che corre un giorno intero".
Forse con addosso l'armatura, per 225 km.
La leggenda ha trasformato l'icona del soldato ateniese impegnato nella battaglia contro i persiani. Arrivato a destinazione trovò la forza di pronunciare "Abbiamo vinto!" e spirare poco dopo.
Filippide non seppe mai come finì la battaglia, non seppe mai quale pieghe prese la storia di Atene. Men che meno non seppe mai che Maratona, la piana dove ebbe luogo la sua battaglia, divenne sinonimo di fatica, di sudore e gloria.
Divenne disciplina sportiva, olimpica per antonomasia, fatica e dolore. Il dolore che subentra allo sforzo fisico, che a sua volta subentra alla foga dell'atleta.
E lo sforzo come sacrificio riporta a mille episodi legati al mondo dello sport moderno, così come lo conosciamo noi.
Quando l'atleta paga con la vita la sua rincorsa al sogno rimane nella storia, quella che tramuta le gesta in leggenda.
Guardando il mondo sportivo non c'è disciplina che non abbia incontrato il dolore per la morte in gara, effetto sempre più mediatizzato ai giorni nostri.
Ci sono stati onesti atleti dilettanti che alla passione hanno dato la vita, atleti nel pieno della loro attività che sono morti entrando di diritto nella leggenda. E dai primi casi all'inizio del '900 passati sottotraccia negli anni fino ad arrivare a noi, in cui le cause dei decessi erano legati per lo più alla precarietà dell'atleta stesso, il modo con cui si preparava alla gara, l'organizzazione dilettantistica, a volte precaria, delle prime manifestazioni importanti, in cui non c'era "un prima" cui guardare e imparare. Questo aspetto precario valeva non solo per gli organizzatori ma anche per gli atleti, lavoratori prestati allo sport per diletto, privi di minime basi medico-sportive.
Avvicinandosi al nuovo secolo lo sport ha attraversato evoluzioni importanti, anche in termini di sicurezza, conseguenza quasi sempre di incidenti mortali catalogati come "errore umano" anche se discipline motoristiche come F1, MotoGP hanno gravemente peccato di misure di sicurezza fino alle estreme conseguenze: dall'italiano Bandini a Montecarlo agli albori della disciplina a Ratzenberger-Senna (senza dimenticare il grave incidente in Germania occorso a Lauda), poco si è evoluto in termini di sicurezza in pista e nell'abitacolo.
Anche nei palazzetti dello sport, nel basket e nella pallavolo di è dovuto toccare il lutto per ottenere misure di intervento più immediate: l'obbligo del defibrillatore adesso, rappresenta un passo fondamentale per atleti e spettatori.
Nel volley è stato emblematico il caso dell'ex azzurro Bovolenta, a fine carriera ma con la passione per il suo sport ancora viva addosso, che un soccorso più immediata forse avrebbe salvato.
C'è poi chi giovane, agli esordi nel mondo dello sport paga con la vita una salute fisica ingannevole che nasconde anche nei test specifici cui sono sottoposti gli atleti, la reale condizione di salute.
Le cause toccano tutte la medicina sportiva, i controlli, gli usi che vengono fatti della medicina stessa.
Spesso ogni lutto apre la porta ad una lunga querelle legale che non affronto. Sono passi necessari in caso di morte improvvisa, come viene comunemente descritta, ed è il caso degli atleti di volley, basket ma anche hockey su ghiaccio e calcio, maratona.
Le ultime due discipline hanno un ventaglio di atleti morti sul campo che dovrebbe fare pensare.
Sono deceduti in gara atleti di tutte le età, nazioni, amplificando la ricerca delle cause, obbligando finalmente le strutture sportive ad addestrare al primo soccorso il personale addetto all'intervento, con gli strumenti adatti come il defibrillatore: emblematico il caso del calciatore del Livorno Morosini, cui fu praticato subito un errato massaggio cardiaco.
Però c'è anche chi come l'africano Fatto che corre il rischio per pura passione, o necessità. Necessità di vivere tirando calci ad un pallone, a rischio della propria vita.
È la passione che trasforma l'atleta moderno in moderno Filippide, pronto col sacrificio estremo ad entrare nella storia.
I racconti che seguono sono frutto della passione per il mondo dello sport, della curiosità di capire cosa potesse essere successo davvero ad atleti noti e meno noti.
Toccano discipline diverse fra loro perché la passione tocca discipline diverse, epoche diverse.
Alcune le ho "vissute" in diretta TV nel salotto di casa, assistendo ad un GP, una gara di sci o ad una partita di calcio, altre le ho trovate informandomi, soddisfando la mia curiosità.
Le ho messe insieme in ordine sparso, evitando di dividere le morti in morti di serie A e serie B.
Le ho messe insieme e scritte sapendone già il finale, uguale per tutti purtroppo, cercando di dare un tono di dolcezza e rispetto a tutti quegli atleti senza bandiera che a modo loro sono entrati nella storia.

Le storie:

• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/04/roland-ratzenberger.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/04/leonardo-david-da-gressoney.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/vigor-bovolenta-il-gigante-del-polesine_3.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/davide-ancilotto.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/fabio-casartelli.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/darcy-robinson-da-kamloops-ad-asiago.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/papy-faty.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/fabrizio-meoni-il-re-del-deserto.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/05/brema-1966.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/06/ryan-shay.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/07/elio-de-angelis.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/07/francisco-lazaro-prima-di-eusebio.html
• https://lapennaeilcuore.blogspot.com/2019/07/nodar-kumaritashvili.html





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